Indagine Tate: le abitudini degli italiani sono cambiate

Pandemia, aumento delle materie prime e cambiamento della situazione geopolitica attuale: tutti questi fattori hanno portato a cambiamenti drastici nelle abitudini delle famiglie italiane. Tate, tech company e start-up innovativa nel settore dell’energia, ha condotto un’indagine sui consumi delle persone post-Covid, sul loro stile di vita e sulle scelte d’acquisto in un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Molto interessanti i risultati emersi.

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Pandemia, rincaro delle materie prime e cambiamento dell’attuale situazione geopolitica hanno portato a cambiamenti drastici nelle famiglie italiane, nessuna fascia di età esclusa. Sono cambiati gli acquisti e quindi le abitudini di consumo degli italiani, ma soprattutto l’esigenza reale di accelerare il processo di transizione verso le rinnovabili per ridurre la dipendenza energetica dall’estero.

Tate, tech company e start-up innovativa attiva dal 2018 nella vendita di energia elettrica e gas solo online, ha condotto un’indagine sui consumi dei clienti post-pandemia, sul loro stile di vita e sulle scelte d’acquisto in un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Accanto all’acquisto di prodotti e servizi per l’efficienza energetica, l’indagine dimostra che sta crescendo gradualmente anche l’interesse degli italiani verso la mobilità green e i modelli di consumo responsabili e a filiera corta.

Chi ha partecipato al sondaggio

Campione: 436

Genere
M: 74,6%
F: 24,3%

Paese: Italia
Principali provincie di residenza: Milano, Roma, Firenze

Nucleo familiare
Vive con un’altra persona: 35,6%
Famiglia composta da almeno 4 componenti: 19,9%
Vive in solitaria: 19,5%

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Cosa rivela il sondaggio di Tate

Il sondaggio rivela che quasi il 60% degli utenti ha adattato il proprio stile di vita e le sue abitudini di consumo a seguito della situazione in corso; causa di questo cambiamento, come già detto in apertura, il rincaro delle materie prime e l’aumento delle bollette che stanno mettendo a dura prova i consumatori. Di questi, più del 50% ha adottato soluzioni come l’abbassamento dei gradi del riscaldamento. Tra gli altri esempi relativi ai cambiamenti di abitudini segue una maggiore attenzione alle fasce orarie che si affianca, inoltre, a un uso più consapevole degli elettrodomestici; ad esempio c’è chi segnala di fare lavatrici solo in serata o mandare la lavastoviglie in modalità eco e chi usa in modo più intelligente il forno. Tra le altre soluzioni utilizzate emerge un’attenzione alla razionalizzazione dei consumi e degli sprechi in senso più esteso e un utilizzo dell’acqua calda a temperature inferiori.

Come sono cambiate le abitudini dei consumatori

Dall’analisi dei dati emerge, inoltre, che nonostante i consumatori siano attenti all’innovazione e interessati a soluzioni di energy saving, sembrano ancora prediligere piccoli cambiamenti e graduali nel tempo: il 34% utilizza servizi di efficientamento energetico, mentre ben il 65,4% non ne fa uso. Questi dati rivelano il grande potenziale di crescita di questo settore nel nostro Paese e forniscono una chiara fotografia di quanto lavoro ancora ci sia da fare per diffondere una cultura sostenibile dell’energia, rispettosa dell’ambiente e delle generazioni presenti e future.

Tra coloro che hanno optato per prodotti e servizi di efficienza energetica, il 43,6% ha riqualificato gli immobili, il 39,8% ha utilizzato servizi di smart home e il 29% ha virato verso la mobilità elettrica. Su quest’ultimo fronte, la metà degli intervistati (51%) ha dichiarato di prediligere spostamenti in bici o a piedi, il 37,4% spegne il motore in caso di coda o ingorgo e/o mantiene gli pneumatici gonfi (37,1%). L’auto elettrica fatica, però, a prendere piede: se oltre l’8% dichiara di esserne già in possesso, il 63,3% del campione ha affermato di non averne in programma l’acquisto nei prossimi 12 mesi, probabilmente anche a seguito della complessa situazione economica in corso.

Per una gestione intelligente ed efficiente della casa, l’83,4% del campione ha dichiarato, invece, di utilizzare lampadine LED, il 40,4% ciabatte multipresa e il 26,5% valvole termostatiche per regolare la temperatura dei singoli termosifoni; tra le altre misure adottate troviamo l’utilizzo di applicazioni di domotica (25,7%) e l’acquisto delle caldaie a condensazione (24,4%) che consentono di ridurre i consumi di gas e le emissioni di sostanze inquinanti.

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Anche il fotovoltaico è un settore in progressiva crescita: l’11,4% del campione ha dichiarato, infatti, di essere già possesso di un impianto e il 22,6% sta valutando di installarlo entro i prossimi 6 mesi. Accanto all’autoproduzione di energia elettrica, aumenta anche l’interesse verso modelli di consumo responsabile, come quello delle comunità energetiche che, nonostante sia ancora poco conosciuto, intercetta l’interesse crescente dei cittadini a consumare in modo rinnovabile e locale (59,3%).

Per una gestione più intelligente dell’energia con Tate

In uno scenario così complesso, Tate è nata per aiutare il consumatore verso una gestione più sostenibile, trasparente ed efficiente dell’energia, semplificando anche tutte le attività di gestione correlate: per ogni unità di energia consumata da un membro Tate, un’unità di energia viene prodotta e immessa nella rete da una fonte rinnovabile, come il fotovoltaico, l’idroelettrico e l’eolico. Attraverso la sua App, l’azienda offre, infatti, agli utenti un servizio “chiavi in mano”: dall’elaborazione di un preventivo online alla firma del contratto di fornitura, sino ad arrivare alla gestione dei pagamenti, al monitoraggio dei consumi e all’assistenza clienti. Nel periodo attuale di crisi energetica, gli intervistati dichiarano che i 3 principali modi attraverso cui Tate è stata di supporto sono l’App (58,5%) – più veloce e accessibile rispetto ai canali tradizionali – i consigli per ottimizzare i consumi (51,7%) e un supporto più umano del customer service (33,6%).

Gli influencer meglio delle corporate

Per concludere, un dato che deve far riflettere. Nonostante il tema della sostenibilità non sia più un argomento sconosciuto e di nicchia, dall’analisi emerge che questo importante tema non viene affrontato in modo adeguato e sincero in modo particolare dal mondo corporate. Il 38,7% degli utenti reputa infatti che non siano stati fatti cambiamenti nelle aziende per essere più attente a questi temi e alcuni di essi reputano le iniziative in questo settore scelte finalizzate a scopi comunicativi e di marketing. Ne è la conferma il fatto che il 50,1% degli intervistati sostiene che siano i media e gli influencer, più delle aziende e delle istituzioni locali (32,7%) e governative (44,6%), ad influenzare maggiormente i cittadini verso comportamenti eco sostenibili.

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