Il 12 aprile 2024, il Parlamento Europeo ha approvato il via libera alla Direttiva Energy Performance of Building Directive (EPBD4), comunemente conosciuta come “Direttiva Case Green”. Obiettivo della Direttiva è migliorare la qualità dell’aria a partire dalle abitazioni private, rendendo il patrimonio edilizio europeo più efficiente dal punto di vista energetico; da ciò derivano precisi obblighi in capo ai Paesi membri.
Nonostante le critiche ricevute, un recente studio condotto da Deloitte dimostrerebbe l’impatto positivo della Direttiva Case Green sul debito pubblico italiano. Ecco qualche dato interessante.
Direttiva Case Green e debito pubblico, l’analisi di Deloitte
La direttiva Case Green potrebbe rivelarsi un’opportunità per l’Italia per ridurre il debito pubblico e finanziare interventi per la competitività, come suggerito nel rapporto Draghi. Secondo Deloitte, la scelta economicamente più vantaggiosa è migliorare il patrimonio immobiliare pubblico dal punto di vista energetico e funzionale.
Ecco qualche numero. Con un investimento di 500 miliardi di euro, destinato principalmente alla riqualificazione energetica, il valore degli immobili pubblici potrebbe passare da 300 a 1.100 miliardi, generando una plusvalenza di 200 miliardi e un ritorno sul capitale investito di 1,8 a 1.
Questa strategia risulterebbe più redditizia rispetto alla semplice vendita degli immobili, che spesso richiede sconti significativi a causa dei costi di riqualificazione.
Inoltre, potrebbe contribuire a coprire parte degli investimenti necessari per modernizzare l’economia italiana e accelerare la transizione ecologica, stimati tra 80 e 100 miliardi di euro all’anno per un periodo di 5-10 anni.
Gli obiettivi di efficientamento energetico
La direttiva europea sulle emissioni ha l’obiettivo ambizioso di ridurre del 55% le emissioni nocive entro il 2030, prendendo come riferimento i livelli del 1990, per poi raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Per realizzare questo traguardo, a partire dal 2028, gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a zero emissioni, mentre quelli già esistenti dovranno migliorare la loro classe energetica entro il 2030 e il 2033.
Per ottenere questi risultati sono necessari interventi mirati, ad esempio l’installazione di pannelli solari, la sostituzione degli impianti di riscaldamento con caldaie più efficienti, il rinnovo degli infissi e il miglioramento dell’isolamento termico. Tali misure consentiranno di ridurre il consumo energetico e le emissioni inquinanti, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici.
Spetterà agli Stati membri dell’Unione Europea stabilire i requisiti minimi di prestazione energetica e sviluppare piani nazionali di ristrutturazione.
La Direttiva Case Green, oltre agli obiettivi ambientali, punta a migliorare la qualità della vita dei cittadini: con edifici più efficienti, sarà possibile ridurre i costi delle bollette energetiche e contrastare la povertà energetica, garantendo abitazioni più confortevoli e sostenibili.
Efficienza energetica, a che punto è l’Italia?
Nonostante i progressi registrati tra il 2020 e il 2023, il patrimonio immobiliare italiano ha ampi margini di miglioramento in termini di efficienza energetica.
Oltre la metà delle abitazioni si trova nelle classi energetiche meno performanti, evidenziando la necessità di interventi mirati per modernizzare il settore residenziale. Questa esigenza è particolarmente evidente nelle aree con condizioni climatiche più rigide, dove i consumi energetici sono elevati e il potenziale di risparmio risulta più significativo.
Novità interessanti contenuti nella Direttiva Case Green
La Direttiva EPBD4 ha imposto l’obbligo per gli Stati membri di adottare un Piano Nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali: l’obiettivo è il taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Inoltre vi è il richiamo esplicito alla necessità di affiancare agli obiettivi di sola efficienza energetica, maggiori requisiti di benessere e qualità degli ambienti abitati. Nel testo della direttiva viene infatti citato più volte che sia per i nuovi edifici che per le ristrutturazioni “di un certo spessore” si dovranno garantire livelli alti di qualità degli ambienti interni, in termini di qualità dell’aria, di comfort termico ed illuminotecnico e di adattamento ai cambiamenti climatici.
I benefici per il consumatore finale
Per i consumatori finali, cioè gli utilizzatori degli immobili efficienti, la Direttiva case green significa edifici più sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico.
Gli acquirenti potranno godere di ambienti abitativi più confortevoli, con unamigliore qualità dell’aria, comfort termico e illuminazione. Inoltre, l’installazione di impianti solari nei nuovi edifici e nelle ristrutturazioni potrà portare a una riduzione delle bollette energetiche e a una maggiore indipendenza energetica per i proprietari di immobili.
Prepararsi al cambiamento
La nuova direttiva comporterà la necessità di nuove competenze e professionalità nel settore edilizio, nonché la definizione di piani nazionali per la riduzione del consumo energetico degli edifici residenziali. È importante che i consumatori e gli operatori del settore si preparino ad adottare queste nuove normative per garantire un futuro sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
FAQ Direttiva Case Green, a che punto siamo
La direttiva Case Green potrebbe rivelarsi un’opportunità per l’Italia per ridurre il debito pubblico e finanziare interventi per la competitività. Ecco alcune delle domande più ricercate dagli utenti nel web.
Cosa sono le case green?
Quando si parla di “case green” ci si riferisce a edifici progettati per ridurre il consumo energetico e che garantiscono un elevato livello di comfort interno. Ciò grazie alle implementazioni delle fonti rinnovabili, che “coprono” la maggior parte del fabbisogno energetico della casa.
Una casa green può essere realizzata ex novo, adottando fin da subito soluzioni per l’efficienza energetica, oppure attraverso interventi di riqualificazione su edifici esistenti (ad esempio l’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto).In poche parole, un’abitazione “green” è moderna, spesso domotica, ecologica ed economicamente conveniente nel lungo termine grazie all’abbattimento dei costi per il suo mantenimento.
Quali edifici sono esonerati dalla Direttiva Case Green?
Alcuni edifici non rientrano negli obblighi imposti dalla nuova Direttiva EPBD. Tra questi troviamo:
- edifici soggetti a vincoli storici o di tutela;
- immobili di interesse storico;
- strutture temporanee;
- luoghi di culto, come chiese;
- abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 m²;
- seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno.
Che succede alle case “non green”?
Gli edifici non efficienti che, quindi, non rispettano le indicazioni contenute nella Direttiva potranno andare incontro ad alcune difficoltà. Ad esempio gli Stati membri potrebbero introdurre delle limitazioni in caso di vendita o locazione.
Senza contare che un immobile con una bassa classe energetica, con il passare degli anni, sarà sempre meno appetibile sul mercato. E questo vuol dire che gli immobili datati potrebbero subire notevoli svalutazioni economiche.
Articolo pubblicato il 24/10/2023
A cura di Adele di Carlo
La classe energetica di un immobile è il suo biglietto da visita, evidenzia i consumi, le prestazioni e il comfort abitativo. Lo sa bene l’Unione Europea che ha avviato il percorso verso una normativa omogenea in campo di edilizia.
L’obiettivo della cosiddetta Direttiva Case green, approvata dal Parlamento europeo il 14 marzo 2023, è ridurre le emissioni di CO2 e promuovere la “transizione ecologica” intervenendo sugli immobili poco efficienti.
Quale impatto potrebbe avere la Direttiva sul patrimonio immobiliare italiano? Questo è il dubbio che da mesi anima il dibattito circa la convenienza e la possibilità di realizzare gli obiettivi UE.
La Direttiva case green prevede il raggiungimento della classe E entro il 2030 e D entro il 2033. Ad oggi si stima che circa il 74% delle abitazioni italiane, 11 milioni, si trova in una classe energetica bassa tra E, F o G. Stando alle condizioni attuali, la Direttiva elenca diverse deroghe, cioè ipotesi di esclusione dall’obbligo di innalzare la classe energetica.
Di seguito i dettagli della normativa e l’elenco dei casi di non applicazione.
Indice degli argomenti:
- Cosa prevede la Direttiva Case Green, le misure promosse dall’Ue
- Le deroghe: chi non deve eseguire lavori di efficientamento energetico
- Il patrimonio immobiliare italiano: quante sono le case in classe E, F e G?
Cosa prevede la Direttiva Case Green, le misure promosse dall’Ue
La Direttiva case green, più precisamente la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD, Energy performance of buildings directive), sta proseguendo il suo iter legislativo.
Come anticipato, lo scopo della normativa è rendere obbligatoria una serie di lavori sul patrimonio immobiliare per contenere le emissioni inquinanti e migliorare l’efficienza energetica nei 27 Stati membri. Il raggiungimento del primo obiettivo è previsto per il 2030: tutti gli immobili residenziali sul territorio europeo dovranno raggiungere la classe energetica E. Vale a dire che i proprietari di immobili in classe F e G dovranno adeguarsi ai nuovi standard con interventi – più o meno ingenti in base ai casi – di efficientamento (come sostituire gli infissi, realizzare il cappotto, installare pannelli fotovoltaici e ridurre la dispersione termica).
Il secondo obiettivo della direttiva EPBD è il raggiungimento della classe D entro il 2033 mentre gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a “emissioni zero” a partire dal 2028.
Le deroghe: chi non deve eseguire lavori di efficientamento energetico
Gli obblighi dell’Ue hanno messo in allarme molti proprietari di seconde case e anche studiosi, ingegneri e architetti preoccupati per il vasto patrimonio immobiliare italiano con valore storico-artistico.
In realtà la Direttiva case green non si estende indistintamente a tutti gli immobili, esistono diverse deroghe che tutelano le bellezze dei centri storici.
Qui l’elenco completo dei casi di esclusione:
- abitazioni unifamiliari con una superficie inferiore a 50 mq
- seconde case utilizzate per meno di quattro mesi l’anno, quindi le case vacanza
- edifici nei centri storici
- immobili sottoposti a vincoli dei Beni Culturali
- chiese e altri edifici di culto
- edifici di proprietà delle Forze Armate o del Governo finalizzati alla difesa nazionale
Oltre a queste deroghe, ve ne sarebbero delle altre, a discrezione dei Paesi membri, che riguardano ad esempio:
- gli immobili temporanei
- i siti industriali come officine e depositi
- gli edifici agricoli non residenziali
I numerosi casi di esclusione previsti andrebbero a ridurre la quantità di edifici sui quali eseguire gli interventi necessari al miglioramento della classe energetica.
Il patrimonio immobiliare italiano: quante sono le case in classe E, F e G?
Negli ultimi anni sono stati fatti diversi studi e ricerche per quantificare gli immobili non efficienti presenti sul territorio italiano. Queste analisi – anche se approssimative – evidenziano lo “stato” del patrimonio immobiliare complessivo e possono servire a quantificare gli interventi necessari nei prossimi anni.
Stando alla ricerca eseguita nel 2021 da Tecnocasa, si trova in classe E il 9,9% degli immobili residenziali, mentre il 7,2% è in classe D e il 57,7% in classe G (la più bassa secondo la classificazione ufficiale che va da A a G).
Ciò vuol dire che la maggior parte degli immobili presenti in Italia sono poco efficienti, inquinano, richiedono un maggiore sforzo energetico per trattenere il calore in inverno e per rinfrescare la temperatura in estate.
Lo scenario sta progressivamente cambiando grazie ai bonus e alle detrazioni fiscali che agevolano il cappotto termico, la sostituzione delle caldaie e degli infissi obsoleti, le tende da sole e le zanzariere a schermatura solare (tutti interventi finalizzati ad innalzare la classe energetica).
Un dato importante riguarda il crescente interesse degli italiani verso le case green. Le compravendite degli ultimi 4 anni rivelano che la classe energetica è un elemento che influisce in maniera decisiva sul prezzo e che i cittadini preferiscono orientare la propria scelta verso immobili moderni e rispettosi dell’ambiente.
Articolo aggiornato