10 nuove parole della sostenibilità

Greenwashing, rewilding, ungardening e zero waste: una guida per orientarsi tra le nuove parole chiave della sostenibilità ambientale. Comprendere questi concetti è fondamentale per partecipare attivamente alla transizione ecologica riducendo il nostro impatto sul pianeta.

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10 nuove parole della sostenibilitàIl pianeta è in costante trasformazione. Descrivere questo mondo in continua evoluzione può sembrare difficile, soprattutto perché l’umanità non ha mai affrontato sfide di questa portata e spesso non riesce nemmeno a immaginare come il cambiamento proseguirà. Ed è per questo che abbiamo selezionato 10 nuove parole della sostenibilità, termini che sono ormai entrati nel nostro vocabolario per esprimere diverse sfaccettature del mondo green: dallo Zero Waste che ripensa radicalmente il nostro rapporto con i rifiuti al Naked Packaging che elimina gli imballaggi superflui, dall’Upcycling che trasforma gli scarti in oggetti di valore fino alle pratiche innovative che stanno ridefinendo il nostro modo di consumare e produrre in armonia con l’ambiente.

10 nuove parole della sostenibilità

Le parole ci aiutano a dare forma al mondo: attraverso l’analisi dei termini “eco” più diffusi del momento cerchiamo di tracciare insieme un vocabolario della sostenibilità più inclusivo possibile.

Zero waste

Lo spreco di risorse ambientali ha raggiunto i massimi storici. L’approccio Zero Waste vuole sovvertire gli schemi sradicando le cause dello spreco selvaggio. Per la definizione completa citiamo la Zero Waste International Alliance che definisce il movimento in questo modo: “Zero Waste è la conservazione di tutte le risorse attraverso una produzione, un consumo, un riutilizzo e un recupero responsabili di prodotti, imballaggi e materiali senza combustione e senza scarichi nel suolo, nell’acqua o nell’aria che minaccino l’ambiente o la salute umana”.

La filosofia Zero Waste si inserisce nel solco dell’economia circolare dove nulla viene scartato, ma tutto viene riutilizzato, riparato o riciclato. Come far parte del movimento? Possiamo scegliere di riparare un elettrodomestico invece di sostituirlo, di compostare gli scarti organici, fino al rifiutare consapevolmente l’acquisto di oggetti superflui.

Zero waste
Zero waste

 

Naked packaging

Il packaging “nudo” esprime l’essenza del prodotto senza troppi fronzoli. Ma di cosa si tratta? Il Naked Packaging è un approccio minimal all’imballaggio: niente scatole, pellicole o etichette superflue. In questo caso il prodotto diventa l’assoluto protagonista. Un esempio pratico? Uno shampoo distribuito in un packaging di vetro oppure un sacchetto di carta per frutta e verdura. Zero sprechi, imballaggio essenziale.

Naked packaging
Naked packaging

 

Upcycling

L’Upcycling trasforma ciò che consideriamo rifiuti in oggetti di valore superiore attraverso la creatività e l’innovazione. A differenza del riciclo tradizionale l’upcycling ne reinterpreta il potenziale, prolungandone la vita utile e creando nuovi prodotti. L’Upcycling ci insegna che ogni materiale di scarto può nascondere una risorsa in grado di trovare una nuova applicazione nella quotidianità.

Questo approccio trova applicazione in numerosi settori: nell’industria della moda, dove risponde all’impatto ambientale devastante della produzione tessile adottato sia da piccoli artigiani che da grandi marchi come Patagonia, e nel design d’interni, dove vecchi mobili e oggetti domestici vengono reinventati con soluzioni creative illimitate.

Upcycling
Upcycling

 

Eco-ansia (eco-anxiety)

L’Eco-Ansia, o ansia climatica, è un problema emergente di salute mentale che si evolve parallelamente all’aggravarsi della crisi climatica. Secondo UNICEF questa condizione si manifesta su due livelli. Il primo riguarda emozioni come ansia, tristezza, rabbia e dolore in risposta agli impatti visibili del cambiamento climatico. Il secondo livello, spesso più difficile da affrontare, è legato alle reazioni di chi ha il potere di agire ma nega, minimizza o ignora il disagio delle comunità vulnerabili.

Biogas

Il biogas è costituito prevalentemente da metano, nasce dalla decomposizione biologica di materiali organici in assenza di ossigeno.
Le materie prime utilizzate per ottenere biogas provengono da diverse fonti: reflui degli allevamenti, scarti della filiera agroalimentare e sottoprodotti delle attività zootecniche. L’intero settore agricolo genera infatti un’ampia gamma di materiali residuali – che siano di origine animale, vegetale o derivanti da rifiuti organici domestici – che attraverso la digestione anaerobica possono trasformarsi da scarto in risorsa energetica.

Slow fashion

Lo shopping compulsivo è fortemente dannoso per l’ambiente: come analizzato da Greenpeace il 25% dei vestiti nuovi prodotti dai brand rimane invenduto e viene gettato. Annualmente in Europa si gettano via circa 5 milioni di tonnellate di abiti e calzature di cui l’80% finisce direttamente in un inceneritore.

Lo Slow Fashion si pone agli antipodi del fast fashion: si tratta di un approccio etico e sostenibile alla moda che predilige l’acquisto di prodotti realizzati con materiali sostenibili e secondo norme lavorative eque. Lo slow fashion ci invita a riscoprire la bellezza e la qualità della materia prima in virtù di un approccio più equilibrato alla moda.

Slow fashion
Slow fashion

 

Impronta di carbonio (carbon footprint)

Come riportato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, “l’impronta di carbonio esprime in CO2 (anidride carbonica) equivalente la quantità totale di emissioni di gas serra associate direttamente o indirettamente a un prodotto, un’organizzazione o un servizio”.

Perché è necessario tenere sotto controllo l’impronta di carbonio? Le concentrazioni elevate di gas serra influiscono in modo sostanziale sull’aumento della temperatura media superficiale della terra. Per questo motivo le imprese sono tenute a misurarle la propria carbon footprint quantificando il consumo di materie prime ed energia in tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto.

Greenwashing

Il Greenwashing è una pratica ingannevole attraverso cui aziende e organizzazioni creano un’immagine ambientale positiva che non corrisponde alla realtà dei loro impatti ecologici. Come si manifesta il Greenwashing? Le aziende che propongono una politica “opaca” nei confronti dell’ambiente tendono ad utilizzare etichette ambigue come “green”, termine che non ha una definizione precisa.

Ma non solo: le imprese che praticano greenwashing comunicano piccoli miglioramenti aziendali presentandoli come progressi sostanziali. In questo modo il consumatore è erroneamente portato a credere che il brand stia proteggendo l’ambiente molto di più di quanto in realtà faccia.

Ungardening

Giardino perfettamente ordinato? L’Ungardening “stravolge” questo concetto di perfezione in favore di uno spazio spontaneo che permette a piante autoctone e fiori selvatici di crescere in modo libero. Alla base dell’ungardening vi è l’idea di ridurre gli interventi umani per consentire agli ecosistemi di evolversi secondo i propri ritmi.

Ungardening
Ungardening

 

Rewilding

Il Rewilding rappresenta un approccio nuovo alla conservazione ambientale: mira a ripristinare gli ecosistemi permettendo loro di recuperare la propria complessità e vitalità originarie. Al centro della strategia di Rewilding vi è il recupero della biodiversità attraverso la tutela di ampie aree naturali, la creazione di corridoi ecologici che consentano agli animali di muoversi liberamente tra habitat diversi, e la reintroduzione di specie fondamentali che un tempo popolavano quei territori.

FAQ Sostenibilità

Greenwashing, rewilding, ungardening e zero waste: una guida per orientarsi tra le nuove parole chiave della sostenibilità ambientale. Ecco le FAQ più ricercate nel web dagli utenti.

Quali sono i vantaggi dell’economia circolare?

L’economia circolare offre vantaggi significativi per imprese, ambiente e società. Secondo l’Unione Europea, attraverso l’ecodesign, la prevenzione dei rifiuti e il riutilizzo dei materiali, le aziende europee possono ottenere risparmi economici sostanziali e ridurre le emissioni totali annue di gas serra, considerando che il 45% delle emissioni di CO2 deriva dalla produzione dei materiali di uso quotidiano. La transizione verso questo modello comporta molteplici benefici: riduzione della pressione ambientale, maggiore sicurezza nell’approvvigionamento di materie prime, incremento della competitività e impulso all’innovazione con una crescita del PIL stimata dello 0,5%.

Quanto ricicliamo in Italia?

L’Italia ha compiuto progressi straordinari in questo ambito, conquistando la leadership europea. Secondo il report 2022 di Assoambiente, il nostro Paese si colloca al primo posto in Europa per percentuale di rifiuti riciclati, risultato di un impegno crescente concentrato soprattutto nell’ultimo decennio.

Che cos’è la direttiva greenwashing?

L’Unione Europea ha approvato una direttiva per contrastare il greenwashing e proteggere i consumatori da pratiche commerciali ingannevoli. La normativa, votata dal Parlamento europeo con 593 voti favorevoli, vieta l’uso di dichiarazioni ambientali generiche come “eco”, “verde”, “a impatto climatico zero” o “naturale” se prive di prove concrete.

Qual è la differenza tra recycling e upcycling?

Il riciclaggio tradizionale (recycling) scompone i materiali degradandoli attraverso processi di trasformazione, mentre l’upcycling li valorizza attribuendo loro una seconda vita e una funzione rinnovata.
 





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