L’albero di Natale ecologico con le cassette del mercato rionale. Un piccolo esempio di architettura spontanea e autocostruzione, a zero impatto ambientale. Un progetto, ideato e costruito da me, insieme agli amici e colleghi, l’artista Andrea Catalano e l’Ing. Elisa Cirillo in un mercato rionale romano. Ma che non si sarebbe potuto realizzare senza la visionaria lungimiranza e il sostegno dell’Arch. Tiziana Mantini che ha saputo gestire in tempi record tutta la messa a punto dell’iniziativa.
Battezzato “Alberto, l’albero del mercato coperto”, è un albero di natale realizzato a costo zero, con materiali di recupero dal mercato che lo ospita (a km zero): la cassetta ortofrutticola in plastica. Totalmente ecologico e vocato al ripristino dello stato di partenza, in grado di tornare alle origini della forma primitiva che l’ha generato. Terminato il periodo natalizio, infatti, l’albero potrà essere completamente smontato in ogni singolo pezzo che lo compone e quindi recuperato per un futuro riutilizzo (cassette in plastica e addobbi) o per riciclo (legature in plastica).
Contesto: il mercato rionale
Il “Mercato Insieme” di viale Primavera a Roma, posto a ridosso tra il quartiere di Centocelle e Torpignattara, è uno dei tanti mercati rionali che anima i quartieri della Capitale, con le sue ricche offerte di generi alimentari a prezzi popolari.
In una mattinata di fine novembre, mentre camminavo per le vie del mercato a caccia di ispirazioni culinarie, mi sono imbattuto in un fortuito incontro: Tiziana e Giuseppe, una coppia di produttori locali particolarmente illuminata. In quel maremagnum di diversità, tra etnie, culture e lingue variopinte, loro riescono a tingere la fantasia di bellezza e poesia. Tiziana, architetto come me, aveva un sogno: donare un albero di natale al mercato nel quale lavora. Ma, seppur alcuni commercianti si fossero dimostrati entusiasti all’idea, non era riuscita fino in fondo a far breccia nel cuore di qualcuno. Parlando con lei è nata in me la voglia di aiutarla a realizzare quel sogno, che in fondo era un pò anche il mio.
Da subito ci si è trovati d’accordo sul senso ecologico della costruzione. E le cassette del mercato sono ovunque a invadere lo sguardo in tutte le direzioni. Di giorno, traboccanti di frutta e verdura, satolle. La notte, assumono un aspetto quasi demoniaco, avvolgendo pareti e suoli fino a soffocarli in altezza, accatastate e vuote e, perlopiù nere e di plastica. Quelle di legno, dapprincipio le più seducenti, erano di qualità mediocre e, per quantità, in netta minoranza. Abbiamo quindi optato per la versione delle cassette in plastica.
Concept, idea e progetto
L’idea dell’albero di natale è stata fin da subito legata per volontà, da una parte all’attività del mercato vero e proprio, dall’altra alla sua vocazione effimera, che meritava un prodotto autocostruito e dal basso impatto ambientale, capace di prendere forma da materiali locali e facili da recuperare ma, soprattutto, abile a tornare alla sua forma primordiale con pochi semplici gesti. Facilità di montaggio, reperibilità dei materiali, e velocità di esecuzione hanno ispirato da subito il segno dell’opera.
In pianta ha un’impronta circolare: il manufatto appare come una serie di anelli concentrici che si restringono verso l’alto. In verticale si sviluppa come una piramide a gradoni che evoca una scalinata dalla base alla vetta. Per concretizzarla era però necessario ragionare sulle dimensioni reali del modulo, la cassetta.
Il modulo: la cassetta ortofrutticola
La cassetta in plastica del mercato è il modulo, l’elemento base di costruzione, che ripetendosi di fianco e di capo, s’espande nelle tre dimensioni ad occupare lo spazio evocando la chioma dell’albero.
La cassetta prescelta è lunga 39 cm, larga 30 e alta 21 cm. Una volta ricostruito il modulo base in 3d, è stato possibile ragionare con le dimensioni reali. Dopo alcuni tentativi di composizione planoaltimetrica, si è arrivati alla forma definitiva. Quella considerata più efficace in termini di tempo, facilità di montaggio e numero di cassette necessarie.
“AlberTo”: l’albero di Natale del mercato rionale coperto
L’albero è terminato. Nato dal basso, dalla volontà “popolare” e simbolo di comunione per i popoli del mercato, un dono per tutta la comunità. Con questo spirito, ultimata la costruzione della struttura, si è posto appena un cenno di decori ad hoc, delle “lingue” verdi come le chiome degli alberi a primavera, che cadono a cascata verso il basso. Per vestire di natura quel manufatto artificioso.
Il resto è lasciato appositamente incompiuto, per coinvolgere tutti. A questo punto, le persone che vivono o semplicemente frequentano quello spazio, devono riappropriarsi di ciò che è loro. Ognuno che vuole può metterci del suo, apporre un gingillo qualunque, da un biglietto a una pallina, un tocco di colore, una pennellata a casaccio. Finché la simbiosi con il popolo del mercato sarà completa.
Un’opera in divenire, collettiva, sostenibile, custode del Genius loci, creata dallo stesso luogo che la ospita e l’accoglie. Un concetto di economia circolare “cradle to cradle” che prende in considerazione l’intero ciclo di vita del prodotto, ideato per avere un impatto zero sia ambientale che economico. Un progetto che porta con sé anche i principi, passatemi l’ardito paragone, di “architettura vernacolare”, una costruzione popolare realizzata da maestranze e materiali locali, un’opera spontanea espressione della cultura del mercato locale. Perché, come diceva l’architetto austriaco Bernard Rudofsky, il vernacolo “non segue capricci né mode … si commisura alle dimensioni umane e ai bisogni umani, senza fronzoli, senza l’isteria del progettista…il semplice affidarsi a materiali edilizi locali garantisce il persistere di metodi costruttivi nobilitati nel tempo”.
L’albero terminato e il gruppo di lavoro al completo
Un modo per sensibilizzare sull’inquinamento da plastica, attraverso un esempio di riuso e riciclo, una scultura ecologica, un’opera architettonica ch’è vernacolare e radicata nel territorio. A costo zero per l’ambiente e la cittadinanza. Con l’auspicio che questa piccola opera di rigenerazione urbana possa ridare nuova linfa vitale al mercato rionale e alle attività che lo popolano.