Plastica riciclata: una seconda vita all’insegna della sostenibilità

Ridurre i rifiuti in plastica attraverso il loro riciclo è possibile e garantisce benefici ambientali ed economici. Le possibilità ci sono, ma occorre fare di più.

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Plastica riciclata: una seconda vita all’insegna della sostenibilità

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Aumentare la quantità di plastica riciclata è indispensabile. I rifiuti in plastica sono una marea, anzi, assumono le proporzioni di isole. Pensiamo alla Great Pacific Garbage Patch, nota anche come Pacific Trash Vortex, un’enorme distesa di plastica estesa nelle acque dalla costa occidentale del Nord America al Giappone.

Ogni anno la produzione di plastica aumenta e così i rifiuti: a oggi solo il 9% dei rifiuti di plastica è stato riciclato, mentre il 19% è passato da un inceneritore e quasi il 50% è finito in discariche controllate, ovvero aree di smaltimento in cui i rifiuti vengono interrati. Il restante 22% è stato smaltito in discariche incontrollate, bruciato all’aperto o disperso nell’ambiente.
Occorre cambiare per due motivi: la necessità di tutelare l’ambiente e gli esseri viventi, umani compresi, promuovendo la sostenibilità; la possibilità di trarre profitto dal riciclo come opportunità economica.

Perché è importante riciclare

Perché è importante riciclare

La plastica riciclata consente innanzitutto di ridurre l’impatto dei rifiuti in plastica, che hanno un grave impatto ambientale in quanto si disperdono in laghi, fiumi, mari, oceani, mettendo a repentaglio la vita degli ecosistemi che ne vengono a contatto, anche sotto forma di microplastiche.

L’economia circolare generata dal riciclo della plastica, che considera tutte le fasi del percorso di un prodotto, prima e dopo il raggiungimento del cliente, offre diversi benefici: se il tasso medio di riciclaggio mondiale dei materiali qui considerati aumentasse al 62-82% del totale dei rifiuti solidi urbani riciclabili, il riciclaggio potrebbe evitare emissioni per 10,36-11,29 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2050.

La MacArthur Foundation ha stimato ulteriori benefici: dare una “seconda vita” ai rifiuti plastici permetterebbe di ridurre fino all’80% il volume annuale di plastica che entra nei nostri oceani, e di ridurre le emissioni di gas serra del 25%, oltre a generare risparmi per 200 miliardi di dollari l’anno e di creare 700mila posti di lavoro netti aggiuntivi entro il 2040.

Quale tipo di plastica è riciclabile

“Tutti gli imballaggi in plastica, a prescindere dal polimero e dalla codifica, sono sempre conferibili nella raccolta differenziata”: lo ricorda Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.
A proposito, invece, dei polimeri più diffusi nel mondo dell’imballaggio e riciclabili si segnalano: il PET, polietilene tereftalato o polietilentereftalato, della famiglia dei poliesteri. È il tipo di plastica più riciclata al mondo. Il 30% della plastica rigida che viene conferita alle isole ecologiche è polietilene. È uno dei pochi polimeri che possono essere riciclati nella stessa forma – per esempio, una nuova bottiglia per bevande – più volte.

C’è poi il polietilene (PE), il più semplice tra i polimeri sintetici ed è la più comune fra le materie plastiche. È una resina termoplastica e si distingue in polietilene ad alta densità (HDPE o PE-HD) ed a bassa densità (LDPE o PE-LD). HDPE è accettato dalla maggior parte dei centri di riciclaggio del mondo, in quanto è uno dei polimeri plastici più facili da riciclare. Tappi in plastica, flaconi per detersivi, giocattoli, tubi per trasportare acqua o gas naturale sono le applicazioni più comuni. Per quanto riguarda, invece LDPE, è usato per produrre film e pellicole per imballaggio.

Il PVC (cloruro di polivinile) è una termoplastica. Trova impiego in edilizia per realizzare serramenti, tubi e grondaie, ma anche per pavimenti vinilici. È riciclabile al 100%.

C’è poi il PP (polipropilene), impiegato per casalinghi, giocattoli, imballaggi rigidi e flessibili; è riciclabile per un numero limitato di volte dopo di che è inutilizzabile.
Infine, il polistirene o polistirolo, polimero termoplastico, è usato per svariati prodotti e, nella versione, espansa (EPS), è il materiale impiegato per i cappotti termici.

Nella categoria delle plastiche ci sono, infine, quelle del codice di riciclo 7: nelle “altre plastiche” rientrano tutti i polimeri per i quali non è stato previsto un codice specifico, o le loro combinazioni. Il Corepla cita quali esempi di polimeri utilizzati per produrre imballaggi: PMMA (polimetilmetacrilato), PC (policarbonato), PLA (acido polilattico).

Quali plastiche non si possono riciclare

Quali plastiche non si possono riciclare

I rifiuti non riciclabili in plastica sono tutti quegli elementi che non hanno le sigle “PE”, “PET”, e “PVC”. Vi rientrano anche contenitori sporchi e con residui di materiale organico, chimico o tossico.
Anche le bioplastiche o le plastiche termoindurenti non sono riciclabili. Ci sono poi prodotti in plastica che non possono essere riciclati: alcuni tipi di giocattoli; gli utensili e le posate da cucina; i barattoli di plastica; le siringhe; i CD; le sedie e i tavoli da giardino.

Tanti prodotti con la plastica riciclata

Sono davvero tanti i prodotti realizzati con plastica riciclata. La “seconda vita” può passare attraverso il reimpiego di flaconi e bottiglie, a seconda dell’estro creativo. Ma, a parte il fai-da-te, con la plastica riciclata dalla raccolta differenziata si possono realizzare tessuti come il pile, da cui si ricavano felpe e coperte. Dal riciclo di 25 bottiglie in PET si possono creare un paio di leggins e con 32 bottiglie è possibile confezionare una giacca tecnica.

Ma le possibilità sono quasi infinite: imbottiture di giacconi e gilet sono realizzabili con plastica riciclata, come pure parti di automobili e di moto, cassette, secchi e tanto altro ancora.
A volte gli impieghi sono impensabili e curiosi. Un esempio: con mille bottiglie in PET si può realizzare una cucina intera, mentre con 25 Kg di plastiche miste si può dare vita a una panchina.

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