La Direttiva europea EPBD “Case green” ha aperto un acceso dibattito in Italia; per alcuni si tratta di una grande occasione per rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico, per altri andrà ad aggravare – ancor di più – il carico delle spese sulle famiglie.
Ma cosa prevede esattamente la direttiva EPBD, acronimo di Energy Performance of Buildings Directive? La normativa agisce su due punti collegati tra loro: migliorare le prestazioni energetiche degli edifici e ridurre le emissioni di gas a effetto serra con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni entro il 2050.
Nonostante l’approvazione sia avvenuta lo scorso marzo, la Direttiva EPBD non è ancora in vigore, si dovranno aspettare i tempi di negoziazione tra Parlamento Ue, Commissione Ue e i governi degli Stati membri.
Ecco cosa è stato stabilito fino ad ora: quando si dovrà eseguire il “salto energetico” e le scadenze previste.
Cosa prevede la Direttiva europea EPBD
Ridurre le emissioni di gas inquinanti e combattere il surriscaldamento globale sono due obiettivi della massima importanza per l’Europa, perseguiti attraverso una politica che incentiva la transizione ecologica.
Uno degli interventi più discussi in tal senso è la c.d Direttiva sulle Case green ovvero la Direttiva EPBD che ha lo scopo di eliminare gradualmente gli edifici con prestazioni energetiche inadeguate promuovendo la riqualificazione degli edifici energivori.
Gli ambiziosi obiettivi dell’Europa: zero emissioni entro il 2050
La Direttiva sulle Case green si inserisce nel più vasto progetto europeo di ridurre le emissioni e di edificare entro il 2030 soltanto “zero emission buildings”.
Ma cosa succede, invece, agli edifici esistenti? In tal caso l’obiettivo Ue è raggiungere zero emissioni entro la data del 2050, andando a intervenire sugli edifici energivori attraverso lavori di ristrutturazione ed efficientamento, col fine di riqualificare il parco immobiliare degli Stati membri.
L’ambizioso progetto sarà portato a termine in due tappe:
- entro il 1° gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare (almeno) nella Classe E
- entro il 1° gennaio 2033 tutti gli immobili residenziali dovranno passare (almeno) alla Classe D
Spetterà ai governi dei singoli Stati membri stabilire come incentivare la riqualificazione del parco immobiliare, se attraverso incentivi, bonus, detrazioni e altre misure compatibili con gli obiettivi europei.
C’è da aggiungere poi che i requisiti stabiliti dall’Ue sono da intendersi come requisiti minimi, vuol dire che nulla impedisce ai singoli Stati di adottare delle misure ancor più rigogliose.
In caso di mancato adempimento – almeno per ora – l’Ue non ha indicato l’applicazione di sanzioni.
Quali edifici sono esclusi dalla Direttiva
Da quando si è iniziato a parlare della Direttiva europea sulle c.d. “Case green”, parte dell’opinione pubblica e della classe politica italiana ha mostrato preoccupazione verso il grande patrimonio immobiliare italiano, rinomato in tutto il mondo per il suo valore storico e artistico.
In realtà l’obbligo di eseguire interventi di riqualificazione e ristrutturazione non si estende a tutti gli edifici, di seguito l’elenco dei casi in cui non troverà applicazione:
- sono esclusi gli edifici protetti, con valore storico e sottoposti a vincoli architettonici;
- gli edifici temporanei;
- le chiese e altri edifici adibiti a luogo di culto e preghiera;
- le abitazioni indipendenti con superficie < 50 mq;
- le case vacanza;
- le seconde case, purché siano occupate per meno di 4 mesi all’anno.
Si discute inoltre della possibilità di far rientrare nei casi di non applicazione della Direttiva EPBD le abitazioni di edilizia sociale pubblica, ciò per evitare che i lavori di riqualificazione/ristrutturazione possano far lievitare il prezzo degli affitti.
Cosa cambia per l’APE
Ad oggi l’APE è una documentazione tecnica indispensabile sia nelle compravendite immobiliare che nei contratti di locazione di durata superiore a 30 giorni. Si tratta di un’Attestazione tecnica che indica la Classe energetica dell’edificio sulla base di parametri stabiliti dalla legge.
La Direttiva EPBD conferma l’importanza dell’APE e ne va ad ampliare il contenuto, il nuovo Attestato di prestazione energetica potrebbe contenere altre informazioni sull’immobile a cui si riferisce, ad esempio:
- la presenza di sistemi di automazione e di sensori che rilevano la qualità dell’aria;
- il recupero del calore delle acque reflue;
- il “passaporto di ristrutturazione”, un documento che individua i lavori da eseguire per raggiungere le prestazioni energetiche ottimali;
- le caratteristiche architettoniche dell’immobile;
- la presenza di punti di ricarica dei veicoli.
Altra novità riguarda le Classi energetiche: oggi vanno da A4 (la più performante) a G (la peggiore in termini di efficienza energetica), a queste si potrebbe aggiungere la Classe A0, quella che corrisponde a “emissioni zero”.
Direttiva EPBD, cos’è il Passaporto di ristrutturazione
All’articolo 10, la Direttiva europea introduce una importante novità: ogni edificio dovrà essere dotato di un “passaporto di ristrutturazione”, ovvero un documento tecnico nel quale sono riportati interventi e fasi di ristrutturazione necessari ad individuare i lavori da programmare per il “salto energetico”.
Grazie al passaporto di ristrutturazione, i proprietari degli immobili avranno una panoramica generale sui lavori da portare a termine, con informazioni tecniche e giuridiche raccolte in un registro digitale. In tal modo si eviteranno interventi inutili e si potrà sapere in anticipo costi e risparmio energetico stimati.