Lo Studio Basaglia + Rota Nodari Architetti si distingue per un approccio che loro stessi definiscono Design Management, una metodologia che risponde alle esigenze delle piccole e medie imprese italiane, spesso eccellenze del Made in Italy, che cercano di emergere in un contesto sempre più competitivo.
Lo studio crede fermamente che il ruolo del designer e dell’Art Director sia essenziale, ma anche estremamente delicato: si tratta di una figura che deve conciliare creatività, identità e visione strategica, facendo sistema con aziende e fornitori per costruire un percorso condiviso di crescita e innovazione.
“Viviamo il nostro lavoro come una missione, la nostra è una piccola goccia nel mare del design italiano ma siamo molto felici di dare il nostro contributo. Un ruolo da salvaguardare, ricordando le radici e lo spirito da cui nasceva l’industrial design. In sintesi, un atto dovuto per valorizzare l’eccellenza lavorando in sistema con aziende e fornitori” Architetti Alberto Basaglia e Natalia RotaNodari
In quest’intervista, Alberto Basaglia e Natalia Rota Nodari ci raccontano come vivono il design, qual è il loro metodo di lavoro e come riescono, attraverso il Design Management, a creare sinergie tra artigianato, industria e innovazione, mantenendo sempre lo sguardo rivolto alle radici profonde del design industriale italiano.
Artigianato, industria e innovazione: a colloquio con Alberto Basaglia e Natalia RotaNodari
Nel vostro percorso di design avete spesso reinterpretato gli spazi e gli oggetti quotidiani. Come vedete il ruolo del redesign? Perché lo ritenete un’operazione sostenibile per le aziende?
La direttiva sull’Ecodesign porterà a un’ampia attività di redesign da parte di molte aziende. I prodotti, o sistemi di prodotto, possono essere “aiutati” a compiere un passaggio verso modelli di economia circolare rispondendo anche a un prossimo adempimento che digitalizzerà le filiere per ottenere il passaporto digitale di prodotto.
Indipendentemente da questa forte spinta alla decarbonizzazione, portare un prodotto nel futuro vuole dire ripensarlo per farlo assomigliare alle esigenze di un acquirente che cambia e diminuirne l’obsolescenza.
Oggi si parla sempre più della casa non solo come bene, ma come servizio. Come pensate che questo concetto influenzi il design degli spazi abitativi e il loro utilizzo nel tempo?
È assolutamente vero. Anche coloro che cercheranno casa nei prossimi anni la concepiranno in primis come una Comodity e non come un bene di proprietà. E anche chi abita il presente, noi stessi, sempre di più viviamo una esistenza nomadica che chiede agli spazi di essere anche un sistema di servizi.
Arredi, superfici, oggetti risponderanno sempre di più all’esigenza di fare parte di uno scenario connesso e digitalizzato. Senza dimenticare l’esigenza di vivere in luoghi che ci rappresentino, anche culturalmente, che ci consentano di stare bene in una dimensione temporale che coniuga passato e futuro, la nostra memoria e i nostri desideri.
Nel corso della vostra carriera avete collaborato con numerose aziende, curandone l’immagine e i prodotti. Quali sono le sfide e i vantaggi del lavorare a stretto contatto con i produttori per creare una visione coerente tra design e identità aziendale?
Da molti anni applichiamo un nostro metodo di design management che abbiamo nominato “Start In”. Seguiamo spesso l’azienda curandone intere linee di prodotto o l’art direction. L’obiettivo è quello di mettere a sistema i trend dei mercati, le esigenze di posizionamento, l’ottimizzazione dei costi e delle forniture, con una sempre maggiore attenzione all’impatto ambientale.
Non ci “limitiamo” a disegnare il prodotto ma accompagnamo l’azienda in un percorso che a volte supporta anche le campagne di marketing e l’affiancamento alla rete commerciale.
L’attenzione verso la sostenibilità è un tema centrale nel mondo del design. Come integrate questi valori nel vostro lavoro?
Non è un tema nuovo e come per l’architettura è uno degli aspetti di una progettazione che possa definirsi integrata. I prossimi anni ci vedranno coinvolti in profondi cambiamenti. Le aziende devono essere affiancate e aiutate a rispondere a uno scenario di mercato e normativo che evolverà rapidamente e il design è uno strumento straordinario.
Come progettisti, quali soluzioni di design considerate più efficaci per migliorare la qualità della vita all’interno degli spazi domestici?
Lo spazio è sempre più un continuum, di funzioni e di relazioni. Gli oggetti ci devono accompagnare con la loro versatilità ma ricordando il loro carattere, la loro identità. Belli, funzionali ma anche giocosi, ironici, colorati, basso impattanti per l’ambiente e durevoli (manutenibili e riparabili). Se riusciremo a tenere tutto assieme assicureremo spazi e oggetti che fanno stare bene le persone.
In un mondo in cui la tecnologia sta trasformando ogni aspetto della vita, come credete che gli strumenti digitali possano migliorare l’esperienza abitativa e favorire una maggiore personalizzazione degli ambienti in base alle necessità individuali degli utenti?
Moltissimo ma senza perdere la necessità di ritrovarsi, fisicamente e percettivamente, negli spazi che abitiamo. Vogliamo stare in un flow costante di connessioni e comunicazione ma ci piace anche rifugiarci in una dimensione intima, accogliente, rassicurante, confortevole. Dobbiamo lavorare per non perdere questo potente rapporto con la fisicità degli oggetti e la tattilità dei materiali.
Con l’evoluzione delle esigenze abitative, pensate che il concetto di casa sia destinato a trasformarsi in futuro? Quali elementi del design vedete come fondamentali per rispondere a un’idea di abitare più flessibile e dinamica?
È di assoluta attualità il tema della trasformazione in atto del sistema dell’abitare. È lecito chiedersi se si tratta di un’evoluzione o di un’involuzione. È una sfida che tutti gli operatori del sistema devono saper cogliere con intelligenza e sensibilità.
Uno spunto potrebbe essere quello di non concepire più un edificio o un’area residenziale come un insieme di unità abitative, ma come un sistema complesso di unità funzionali fruibili dagli individui o da gruppi con diversi gradi di condivisione, da quello completamente pubblico fino a quello esclusivamente privato. Ciò permetterebbe di razionalizzare i costi di un sistema residenziale che soprattutto nelle grandi città è diventato insostenibile. In questo senso anche gli arredi dovranno essere pensati in relazione a queste logiche.
Lo studio Basaglia + Rota Nodari Architetti
Lo studio Basaglia + Rota Nodari Architetti, attivo da 27 anni, ha costruito la propria identità su un approccio che amano definire Design Management.
Questa metodologia nasce dall’osservazione che il panorama del design italiano è dominato da piccole e medie imprese, molte delle quali rappresentano l’eccellenza del Made in Italy.
Queste aziende hanno l’esigenza di distinguersi con un posizionamento competitivo e un’identità chiara, oltre a creare sinergie all’interno del settore. In questo contesto, il ruolo del designer, e in particolare dell’Art Director, diventa sempre più cruciale e al tempo stesso delicato.
Foto in apertura: OMETT, design Basaglia + Rota Nodari. OMETT è un appendiabiti a due posti dalle forme essenziali; come un fiore appena sbocciato svela il cuore costituito da un bottone che nasconde i punti di affissione; come contrappunto di quest’ultimo, un altro bottone delle stesse dimensioni funge da appendiabiti secondario