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Sviluppare progetti a basso impatto ambientale non significa fare opere esteticamente meno interessanti o più povere di altre, significa innanzitutto saper progettare avendo una visione a 360 gradi di quello che succede intorno a noi. Occorre una maggiore attenzione, massima consapevolezza e avere anche quel pizzico di sensibilità in più. Sensibilità che l’architetto Daniele Menichini ha mostrato fin dalla sua prima opera di casa eco-friendly presentata ormai qualche anno fa, ma che ben rappresentava il futuro dei nostri attuali edifici.
Rapporto uomo-natura-casa: a colloquio con Daniele Menichini
Siamo curiosi quindi di capire in che modo si può costruire un edificio sostenibile, evitando di cadere però nell’ovvio e nello scontato, e magari anche in un concept troppo spesso poco innovativo e originale. Abbiamo chiesto un parere all’architetto e designer Daniele Menichini.
Quanto è importante il rapporto uomo-natura nei vostri progetti?
L’uomo è parte della natura fin dalle sue origini e quindi anche l’abitare è una stretta connessione tra uomo e natura, non possiamo pensarla altrimenti. Ad un certo punto però il genere umano si è dimenticato del patto con la natura e ha iniziato a voler prendere il sopravvento. Oscar Wilde diceva “Se la natura fosse stata confortevole, l’umanità non avrebbe mai inventato l’architettura”, su questa citazione potremmo aprire un grande dibattito perché in realtà l’architettura è parte integrante della natura e quando rompe con essa il patto non lo è più.
Torniamo al focus della domanda per dire che il rapporto tra uomo e natura nei nostri progetti è fondamentale e per questo facciamo scelte sia per l’architettura che per gli interni, ma anche nel design, che seguano le regole del basso impatto ambientale del vivere umano; è importante sottolineare che scegliere di sviluppare progetti che riducano l’impatto ambientale non significa fare progetti esteticamente meno interessanti o più poveri, anzi, la cura del dettaglio è ancora più alta e non ci consente di lasciare al caso nessun aspetto, dal progetto alla realizzazione.
Tre elementi irrinunciabili per vivere al sicuro nelle nostre case?
Non è facile individuarne solo tre perché le cose che non devono mancare sono molte in un’abitazione o in qualunque spazio in cui l’uomo ha la sua permanenza. Cerco di andare per priorità. Al primo punto metterei la necessità di avere un contatto con la natura, ovvero uno spazio con del verde, anche se non sempre le abitazioni sono dotate di un giardino o di un balcone ed è quindi facile attrezzarle in questo senso; si può però introdurre il concetto della biofilia anche cercando di avere del verde domestico, per esempio sul lato delle stanze in cui si trovano le finestre o le vetrature, ci sono molte idee interessanti per sviluppare questo approccio.
Per il secondo punto penserei alla zona bagno, uno spazio che deve avere delle dimensioni abbastanza importanti per poter posizionare tutti quegli elementi per trasformarlo in una vera e propria iconografia del relax. In bagno passiamo molto tempo perché è il luogo in cui ci prendiamo cura della nostra persona e per antonomasia è lo spazio del benessere; generalmente significa anche separare la zona del servizio igienico dalla zona in cui collochiamo il lavabo, la doccia o la vasca.
Passando al terzo punto, ritengo che sia necessario avere uno spazio per la socializzazione all’interno della casa, molto utile sia per il buon vivere del nucleo familiare che per ospitare amici; pensiamo quindi a una zona living ampia e aperta nella quale si possano combinare lo spazio della cucina, del pranzo e della convivialità e che sia utile a recuperare a pieno il rapporto umano proprio per migliorare la nostra condizione di vita.
Non volendo escludere anche un breve commento sulla zona notte, ritengo che debba essere chiaramente diviso dalla zona giorno e che le camere debbano essere libere da armadiature preferendo una stanza, anche comune, in cui si possano tenere gli abiti e gli altri accessori.
Quali consigli per organizzare gli spazi domestici in modo funzionale e intelligente?
Questa è forse la domanda più difficile perché ogni progetto ha un chiaro taglio personale legato al committente che avrà sicuramente esigenze diverse. Non esiste uno standard, un modello o una ricetta per l’organizzazione degli spazi domestici, ma qualche consiglio più generico lo possiamo dare anche in funzione di qualche concetto già espresso in precedenza.
Al riguardo della funzionalità direi che bisogna sempre distinguere bene la zona giorno, in cui generalmente condividiamo lo spazio con la famiglia e con gli amici e in cui non c’è un confine con la vita privata, e la zona notte in cui invece viviamo in maniera molto intima lo spazio dedicato a ciascuna persona del nucleo familiare e in cui in qualche modo alcuni confini sono necessari anche per i più open minded.
E’ una necessità psicologica del benessere e del comfort abitativo poter avere, all’interno dello spazio sicuro della casa, anche uno spazio sicuro personale. Spazio inclusivo e spazio esclusivo nella casa non sono elementi dicotomici o contraddittori, sono elementi che rafforzano la convivenza all’interno dello spazio domestico.
Una casa o un appartamento così concepiti non sono solo funzionali, ma sono anche intelligenti, non bisogna pensare che necessariamente siano necessari grandi superfici per soddisfare questi consigli, ma che bisogna affidarsi a un professionista che è in grado di cogliere l’essenza dell’unità abitativa e le esigenze del committente, trasformandole in un luogo del buon vivere.
Ci racconti qualche vostro progetto realizzato in modo sostenibile?
Mi focalizzo sul progetto “l’attinia e il paguro” che abbiamo realizzato nel 2015 a Revine Lago, Treviso. Si tratta di un progetto di recupero di un piano sottotetto con il contemporaneo ampliamento necessario ad aumentare la superficie abitata per una famiglia di 4 persone.
L’idea è volutamente molto semplice, volta a creare un segno contemporaneo di estrema pulizia di linee e volumetria; il tutto attraverso il taglio di una porzione del tetto e il posizionamento di un modulo eco-sostenibile in legno sulla terrazza, collegato all’edificio esistente. Una “intrusione” architettonica scaturita dallo studio approfondito del complesso edilizio, frutto di molti ampliamenti e superfetazioni in vario stile dagli anni settanta fino ad oggi, quasi come “un’attinia che si attacca alla conchiglia del paguro per avere una base certa e trarne vita”.
L’architettura dell’ampliamento è costituita da un parallelepipedo in legno, che ospita un grande open space dedicato al living e alla cucina e in cui si crea un cannocchiale visivo verso il paese e la montagna, dando spazio a grandi aperture che mettono in contatto con l’ambiente circostante, dove il piacere di vivere viene enfatizzato da questi scorci naturali.
La struttura tecnica è piuttosto lineare, ma allo stesso tempo complessa ed è nascosta dal rivestimento in tavolato di legno trattato con cere naturali. Il telaio in travi di metallo e piastre di fissaggio asimmetriche consente l’ancoraggio alle strutture esistenti di travi e pilastri in cemento armato e crea un nodo strutturale antisismico abilitato alla perfetta distribuzione dei carichi, sopra il quale è posizionato il sistema di costruzione in legno più leggero e a basso impatto ambientale.
La zona notte e i locali di servizio sono stati ricavati da 7 vecchie stanze poco funzionali, facendo in modo che la nuova configurazione planimetrica fosse il più possibile vicino all’originale così da non dover pesantemente intervenire sulle strutture murarie consolidate.
L’intero intervento di ampliamento e ristrutturazione è concepito su tecniche impiantistiche, materiali e soluzioni che, in coerenza con la filosofia progettuale eco-responsabile dello studio, vanno alla ricerca dell’impatto ambientale più vicino possibile allo zero, anche attraverso l’utilizzo di fonti energetiche alternative ben nascoste e integrate e in cui si focalizza su 5 punti fondamentali:
- riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera;
- riduzione dei consumi energetici;
- riduzione dei consumi idrici;
- riduzione al minimo di materiali naturali non certificati sostenibili;
- utilizzo di materiali provenienti da percorsi di riciclo ed in gradi di essere riciclati alla dismissione della costruzione.
L’utilizzo di queste tecniche sia impiantistiche che costruttive, in sintesi, consente una riduzione di quasi l’80% (minimo 50%) delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, la riduzione dei consumi energetici del 60% (minimo 40%) e di quelli idrici di quasi il 70% (minimo 50%).
Un originale rapporto tra “vecchio e nuovo”, che sfocia in un accento architettonico contemporaneamente forte e discreto, in linea con le nuove direttive sul consumo di suolo zero, altro elemento fondamentale dell’eco-responsabilità.
Daniele Menichini Architetti
Daniele Menichini è architetto e designer. Nel 1996 fonda lo “Studio di Architettura Daniele Menichini”, che si occupa di progettazione, interni, allestimenti, design, comunicazione visiva ed art direction di aziende nel settore dell’arredamento home e contract.
Sin dagli inizi dell’attività, lo stile progettuale si è subito contraddistinto per la contemporaneità delle linee, la matericità, il colore, l’emozionalità e la multisensorialità dello spazio con particolare attenzione allo sviluppo di concept eco-based e al dettaglio a partire da un percorso formativo tecnico, creativo e manageriale basato su ricerche e progetti in tema di progettazione integrata e sostenibile riferita ai paesi del Nord Europa che con le esperienze maturate hanno portato alla stesura dei progetti di impronta e filosofia eco-responsabile.