Visioni Tattili: il design che si ascolta, si tocca e si vive

Il 15 ottobre, alla Triennale di Milano, si è concluso “Adrenalina Incontra” con l’evento Visioni Tattili: un progetto di coprogettazione con persone non vedenti e ipovedenti che ha dato vita alla collezione AEDO. Un nuovo paradigma per il design inclusivo, sensoriale e partecipato, capace di ridefinire l’estetica e l’abitare del futuro.

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Visioni Tattili il design che si ascolta, si tocca e si vive. L’esperienza inclusiva di Adrenalina alla Triennale di MilanoDopo un anno fatto di incontri, workshop e confronto continuo tra Adrenalina, il Museo Tattile Statale Omero e l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, il progetto curatoriale Adrenalina Incontra ha raggiunto la sua fase conclusiva. L’evento Visioni Tattili, ospitato presso la Triennale di Milano il 15/10, ha celebrato il risultato di un percorso reale di coprogettazione con persone non vedenti e ipovedenti, avviato nel 2024 e presentato per la prima volta al pubblico durante la Milano Design Week 2025, per poi essere sviluppato a Cersaie (Bologna Live Design). L’appuntamento ha ridisegnato il rapporto fra design e disabilità visiva, mettendo al centro l’esperienza sensoriale e umana del progetto.

Dal progetto alla materia: il design che si può toccare

L’incontro alla Triennale ha rappresentato il culmine di un processo in cui il design ha smesso di essere semplicemente da guardare e ha cominciato a diventare linguaggio da ascoltare e materia da leggere con le mani. Un approccio che mi ha colpito profondamente, perché dimostra come il progetto possa (e debba) essere strumento di inclusione e accessibilità reale. Vedere come la forma abbia preso vita partendo dall’esperienza dei fruitori, e non dalla visione solitaria del progettista, è stata per me una conferma del fatto che l’abitare del futuro dovrà necessariamente aprirsi a prospettive nuove, plurali e sensoriali.

Adrenalina e la collezione AEDO

In questa occasione, Adrenalina ha presentato in anteprima la collezione AEDO nella sua versione definitiva, in numerose configurazioni: un risultato diretto del lavoro condiviso tra un team di persone non vedenti e ipovedenti e lo Debonademeo Studio, art director dell’azienda. Ho trovato estremamente coraggiosa e lungimirante la scelta di Adrenalina di affidarsi a un processo di autentica coprogettazione: una modalità che ha ribaltato le logiche tradizionali del design e aperto la strada a un’esperienza multisensoriale, capace di sfidare la percezione convenzionale e restituire bellezza a tutti, nessuno escluso. 

Dal progetto alla materia: il design che si può toccare
Collezione AEDO di Adrenalina

 

Progettare con, non solo per: una nuova prospettiva

Come ha raccontato Bérènice Magistretti — giornalista, attivista ipovedente, nipote d’arte e fondatrice di Visible Voices“Il design moderno spesso dimentica le persone con disabilità, escludendole dal processo di progettazione: ecco perché sono stata così entusiasta quando ho scoperto il progetto di Adrenalina con l’Istituto Cavazza.Essendo una persona ipovedente, mi sento personalmente toccata da questa iniziativa: il team di Adrenalina ha invitato persone cieche e ipovedenti a co-progettare con loro il divano AEDO, rendendo così il processo creativo davvero inclusivo. È la dimostrazione che si può unire bellezza e accessibilità e creare un’esperienza migliore per tutti. Avendo provato personalmente il divano, posso confermare che è incredibilmente comodo e funzionale, oltre che esteticamente bellissimo”.

“Visioni Tattili” — un ossimoro che unisce ‘visione’ e ‘tatto’ — ha messo a fuoco l’estetica come esperienza sensoriale integrata e non solo visiva. Guidati da persone non vedenti, gli ospiti hanno potuto riscoprire il design attraverso tutti i sensi: tatto, suono, peso, temperatura. Al centro della giornata, una tavola rotonda moderata da Valentina Croci ha raccolto il confronto tra persone non vedenti con ruoli e vissuti diversi — da presidenti di istituzioni a insegnanti e atleti paralimpici — e architetti e designer coinvolti nel progetto. Un dialogo aperto sul senso profondo della coprogettazione, dove il processo non parte più dal progettista, ma dal fruitore: un cambio di paradigma dal progettare per al progettare con, dove la forma è il risultato di un ascolto profondo e condiviso.

Progettare con, non solo per: una nuova prospettiva
Scritta braille applicata sulla Collezione AEDO

 

Visioni Tattili — un ossimoro che unisce ‘visione’ e ‘tatto’

Il progetto ha voluto riflettere sul valore della coprogettazione che parte “dal basso”, dai vissuti e dalle percezioni reali dei fruitori. Non si è trattato di un’operazione teorica, ma di una lavorazione concreta, in cui il design è diventato pratica viva, fondata sull’ascolto e sulla fiducia, interprete di sogni, abitudini e gusti personali. Il risultato ha generato un’estetica nuova e inclusiva: non si è trattato semplicemente di rendere un divano “accessibile”, ma di costruire un’estetica che non fosse ancorata esclusivamente allo sguardo, e pensare alla bellezza non come un privilegio visivo. Il progetto tra Adrenalina, Museo Omero e Istituto Cavazza ha dimostrato che la bellezza può essere udita, toccata, vissuta — può risiedere nella temperatura di un materiale, nella curva di un bracciolo o nella sensazione sulla pelle. Anche chi non vede ama la bellezza e desidera viverla come diritto e piacere.

In questo senso, il contributo di Christian Catania — Head of Universal Design presso Lombardini22 — è stato emblematico: “Siamo contenti di essere stati coinvolti in questa iniziativa perché rispecchia pienamente anche il nostro approccio alla progettazione universale. Da oltre tre anni, Lombardini 22 integra la consulenza sull’Universal Design in ogni tipologia di progetto, con particolare attenzione a quella che ci piace definire ‘accessibilità trasparente’. Il nostro metodo parte sempre dall’ascolto delle esigenze dei clienti, per sviluppare soluzioni che rispondano concretamente ai bisogni reali delle persone che vivranno gli spazi e utilizzeranno i prodotti. Crediamo molto nella progettazione partecipata e siamo consapevoli che le esigenze di accessibilità riguardano un pubblico molto più ampio delle sole persone con disabilità. Infatti, preferiamo parlare di esigenze di accessibilità, abbracciando una visione più estesa e contemporanea. Un punto che anche per noi è fondamentale è il diritto al bello: la bellezza deve accompagnare la funzionalità e andare oltre la semplice conformità normativa.”

Analogamente, Fabio Fornasari — che collabora sia con il Museo Omero che con l’Istituto Cavazza — ha sottolineato: “quando il corpo tocca lo spazio, produce immagini. Non quelle che si vedono, ma quelle che si sentono: immagini mentali, tattili, interiori. Il progetto, allora, non è soltanto una forma da contemplare, ma un’esperienza da attraversare. Nel lavoro con persone cieche o ipovedenti ho imparato che la percezione non è una questione di vista, ma di relazione: tra materia, suono, temperatura, respiro. Progettare per tutti significa progettare a partire da questa pluralità sensoriale, da una conoscenza incarnata dello spazio. Ogni superficie può diventare linguaggio, ogni variazione di densità o ritmo può aprire un racconto. L’architettura, così, torna a essere ciò che è sempre stata: una pedagogia della presenza, un esercizio di ascolto del mondo attraverso il corpo”.

Progettare con, non solo per: una nuova prospettiva
L’evento che si è tenuto in Triennale a Milano lo scorso 15/10/2025 organizzato da Adrenalina

 

Il design del futuro si costruisce partendo dall’ascolto

Con questo metodo sperimentale, il progetto si è affermato come un segnale forte e necessario per il futuro del design: un invito a ripensare le priorità progettuali, a rimettere al centro la relazione profonda tra oggetto e persona e, soprattutto, a sollecitare il mondo della formazione a creare percorsi dedicati a persone non vedenti e ipovedenti nell’ambito del design e dell’architettura.

Personalmente, credo che iniziative come questa aprano una strada concreta verso un abitare più consapevole, empatico e inclusivo. Un abitare che non si limita a “integrare” la disabilità, ma che nasce già con uno sguardo plurale e sensibile alla complessità dei corpi e delle percezioni. Perché progettare per tutti significa progettare meglio. E sono convinta che il design del futuro — quello davvero intelligente — non potrà che passare anche da qui.




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