Acqua in bottiglia e inquinamento: cosa rivela il test di Altroconsumo

Uno studio di Altroconsumo ha rilevato la presenza di TFA, un contaminante della famiglia dei PFAS, in molte marche di acqua in bottiglia vendute in Italia. Solo alcune risultano prive di questa sostanza. L’associazione chiede limiti più severi anche per l’acqua minerale confezionata. Scegliere consapevolmente o installare depuratori domestici può garantire un’acqua più sicura e sostenibile.

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Acqua in bottiglia e inquinamento cosa rivela il test di AltroconsumoUn recente studio condotto da Altroconsumo su 21 marche di acqua minerale naturale vendute in Italia ha fatto emergere un dato preoccupante: anche l’acqua in bottiglia, spesso percepita come sicura e pura, può essere contaminata da sostanze potenzialmente nocive legate all’inquinamento ambientale. In particolare, l’indagine ha rilevato la presenza diffusa di TFA (acido trifluoroacetico), un composto della famiglia dei PFAS, nelle bottiglie analizzate.

Acqua in bottiglia: cosa significano TFA e PFAS

Il TFA, appartenente al gruppo dei composti perfluoroalchilici (PFAS), è un contaminante ambientale sempre più diffuso e difficile da eliminare. Secondo Altroconsumo, ben sei acque minerali su ventuno hanno ottenuto un giudizio complessivo insufficiente per via dell’elevata concentrazione di TFA, una sostanza sospettata di avere impatti negativi sul fegato e sul sistema riproduttivo, anche se le evidenze scientifiche definitive sono ancora in fase di valutazione.

Un’acqua sicura in casa: vantaggi e scelte consapevoli
Dati emersi dallo studio condotto da Altroconsumo. Fonte: Altroconsumo

 

Vantaggi e scelte consapevoli

Per chi sceglie l’acqua in bottiglia come principale fonte di idratazione domestica, questo test evidenzia quanto sia importante selezionare accuratamente il prodotto. La presenza di PFAS e in particolare di TFA può infatti rappresentare una criticità non solo ambientale ma anche per la salute, soprattutto in un contesto in cui l’Unione Europea sta ancora lavorando alla definizione di limiti precisi per queste sostanze nelle acque potabili.

Attualmente, non esistono valori soglia specifici per il TFA a livello europeo, né per le acque superficiali né per quelle sotterranee o minerali. Tuttavia, dal 12 gennaio 2026, entreranno in vigore controlli obbligatori secondo quanto previsto dalla direttiva UE 2020/2184, che punta a garantire standard di qualità più severi per l’acqua destinata al consumo umano. Il parametro “PFAS totale”, già recepito dall’Italia, stabilisce un limite massimo di 500 nanogrammi per litro, entro cui deve rientrare anche il TFA fino a nuove disposizioni.

Trasparenza e tutela: l’impegno delle associazioni per la salute del consumatore

Altroconsumo, attraverso il proprio Responsabile Public Affairs Federico Cavallo, ha presentato le sue osservazioni alle Commissioni parlamentari impegnate nel recepimento della direttiva europea, chiedendo di mantenere il limite attuale sui PFAS totali piuttosto che introdurre un nuovo valore soglia isolato per il TFA, ancora privo di fondamenti scientifici aggiornati e condivisi.

Inoltre, l’associazione sollecita l’estensione di questi limiti anche alle acque minerali naturali, che ad oggi non sono soggette agli stessi parametri di sicurezza delle acque potabili. Secondo Altroconsumo, è essenziale che anche i prodotti confezionati, largamente diffusi tra le famiglie italiane, rispondano a standard di sicurezza coerenti con le più recenti evidenze scientifiche.

Nel frattempo, il consiglio per i consumatori è chiaro: preferire marchi che abbiano dimostrato attenzione alla qualità dell’acqua e all’impatto ambientale, anche in termini di packaging e tracciabilità delle fonti. L’acqua è un bene primario e, in un’abitazione moderna e intelligente, deve essere non solo disponibile, ma sicura e sostenibile.

Per maggiori informazioni e per consultare la classifica completa: Altroconsumo – Test sull’acqua minerale

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