Prolungare al massimo la vita degli oggetti, di tutti, anche di quelli che idealmente hanno una funzione breve e limitata, come può essere quella di un imballaggio – ovvero il packaging -, è una delle sfide più audaci tra quelle nate in regime di green economy.
Prolungare la vita degli oggetti: un altro modo di essere circular supply chain
Il D.lgs 116/2020 e il successivo D.M. 360/2022 (Linee Guida sull’etichettatura ambientale ai sensi dell’art. 219, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), hanno sancito che le aziende produttrici devono dotare i propri imballaggi (tutti, sia i primari che i secondari, ovvero le confezioni per prodotti multipli e i terziari, ovvero quelli che si vedono nei discount, come il pallet) di etichettatura ambientale attestante la natura dei materiali di imballaggio (secondo la Decisione 97/129/CE), la tipologia di imballaggio e le caratteristiche del materiale, insieme alle indicazioni sullo smaltimento (raccolta differenziata o indifferenziata).
Le aziende, possono anche utilizzare i canali digitali come alternativa all’apposizione fisica delle informazioni ambientali dell’imballaggio (QR code o altri canali digitali).
Il premio Best Packaging
In Italia la community che rappresenta la filiera fa capo all’Istituto Italiano Imballaggio con sede a Milano e riunisce produttori, utilizzatori, soci, consorzi. Fa ricerca, consulenza, formazione, comunicazione e ha istituito (con Fondazione Carta Etica del Packaging), il premio Best Packaging che ogni anno sceglie tra circa 25/30 progetti di imballi, quelli che si sono maggiormente distinti per il proprio quality design in chiave eco-sostenibile (quest’anno i 9 vincitori sono stati premiati alla Milano Design Week. La giuria si è basata sui criteri di dimensione strutturale, originalità, attenzione informativa, funzionalità).
“Il contest non prevede categorie merceologiche. Sarà la Giuria a valutare quali prodotti presentino il grado di innovazione e risposta alle reali esigenze dei mercati e degli end user, per essere considerati soluzioni da Oscar, cercando, quando possibile, di dare una panoramica complessiva delle innovazioni per i diversi materiali, per le diverse tipologie di imballaggio dal primario a quello da trasporto e per l’offerta tecnologica, tenendo conto anche dei settori di sbocco più dinamici del momento e dei fenomeni di consumo in atto”, si legge nel regolamento. E trai finalisti del Best Packaging 2023 nella sezione “Trasporto e Movimentazione” c’è anche la Drawer Box di ICO Srl (Industria Cartone Ondulato), ovvero un imballaggio per e-commerce di abbigliamento progettato per il riuso domestico.
Negli anni la ricerca nella progettazione di packaging sempre più minimali e facili da smaltire ha fatto passi da gigante, c’è un’attenzione sempre maggiore all’utilizzo di materiali facilmente riciclabili e a un design che miri a eleminare elementi ridondanti. Ma l’atto di progettare un packaging che può avere una funzione utile nell’immediato, ritardandone, quindi, lo smaltimento, rappresenta un livello ulteriore nel circular supply chain.
Quando il packaging diventa esso stesso oggetto di uso comune
Kubedesign
“Il progetto di packaging Cantinetta è nato quando ero art director dell’azienda Kubedesign, prima azienda produttrice di oggetti in cartone. Siamo stati contattati da Fontanafredda durante il periodo natalizio, che ci chiese di fare dei packaging nuovi in cartone, alternativi alle tradizionali casse in legno. Ne abbiamo realizzate due versioni, da tre e da sei bottiglie e per dare loro un’ulteriore anima ecologica abbiamo studiato il design in maniera che potessero avere una seconda vita e trasformarsi in cantinetta per i vini. L’idea deriva dal costume di utilizzare scatole di biscotti e cioccolatini per contenere altri oggetti di casa una volta finita la loro primaria funzione” Architetto Roberto Giacomucci
Gumdesign
In tempi più recenti i progetti di questo tipo si sono moltiplicati. Gumdesign (di Laura Fiaschi e Gabriele Pardi), ha estremizzato il concetto realizzando lo stereotipo dell’abat-jour “ritagliando” la silhouette nella struttura di un packaging di cartone, una scatola per spedizioni.
È il progetto Sweet Home per l’azienda Lefel che, come dice appunto il nome dell’oggetto è la rappresentazione della casa immaginaria reinterpretata nei materiali in maniera e permette di avere sempre un “pezzo di casa” anche quando siamo in viaggio.
Samsung Electronics
C’è una componente di “design affettivo” ma soprattutto molto senso pratico nell’iniziativa di Samsung Electronics di utilizzare per alcuni modelli di prodotti speciali scatole di cartone che si trasformano in piccoli mobili versatili, tavolini, scaffali o, all’occorrenza, dolci cucce per gatti. Si accede alle istruzioni attraverso un QR code e il processo è facile e immediato grazie ai punti segnati all’interno della scatola. Sono sempre di più i consumatori con un’etica ambientale, come spiega la designer Daehee Yoon, l’eco-packaging così concepito consente loro di assecondare questa scelta di vita.
Ma l’idea che ha ispirato la realizzazione degli imballaggi polivalenti di Samsung Electronics deriva anche dall’osservazione dei comportamenti degli attori di questo segmento di mercato: molti consumatori quando acquistano il nuovo televisore acquistano anche cassetti o armadi aggiuntivi in cui riporre i propri accessori televisivi. “Con questo in mente, abbiamo iniziato a studiare i prodotti in cartone ondulato sul mercato e a visitare i produttori di piccoli mobili”, ha spiegato il designer Jonathan Whang.
MILK Design BV
Genio, creatività e ironia accompagnano la progettazione degli imballi dell’azienda di Amsterdam MILK Design BV – Joolz che tra le numerose politiche green portate avanti negli anni (l’azienda è molto attiva nel rimboschimento di alcune foreste in diverse parti del mondo, come Bolivia, Burkina Faso, Uganda, India e Stati Uniti, che viene finanziato dai ricavi delle vendite), c’è l’utilizzo di packaging in cartone che, grazie a precise istruzioni e una grafica interna chiara e intuitiva, si possono trasformare in giocattoli per bambini.
Che cosa si intende per ciclo di vita di un oggetto? Dalla linea al cerchio
Si parla tanto di ciclo di vita degli oggetti, ma come funziona e che c’entra con il design? Ogni oggetto viene prodotto dalla casa madre, distribuito, utilizzato e infine dismesso. Il ciclo di vita è questo, quattro passaggi lineari che decretano l’inizio e la fine di ogni cosa materiale.
Eppure se uniamo i due capi di questa linea immaginaria possiamo cambiare le sorti della materia, se per esempio utilizziamo i materiali contenuti in un oggetto ormai in disuso per produrne un altro nuovo e quindi all’inizio del proprio ciclo di vita, possiamo dire di aver generato quel benefico processo circolare che è alla base della conservazione del pianeta e delle sue risorse.
Riflettere sulla circolarità della vita dei prodotti è importante per estendere al massimo il ciclo di vita, ma anche per progettare oggetti nuovi con un ciclo di vita chiuso e sempre più esteso (già a partire dal loro concepimento). E qui entra in gioco il design: se invece che partire dal prodotto partiamo dal design, possiamo concepire qualcosa che duri più a lungo perché più resistente, ma anche perché realizzato con materie prime riciclabili oppure perché, grazie appunto al suo design, una volta esaurita la funzione primaria per cui è stato creato, possa essere riutilizzato in un altro ambito.
Il nuovo cerchio magico potrebbe allora essere questo: design, prodotto, distribuzione, utilizzo, raccolta, recupero, materia prima, design.
Riflessioni che scaturiscono dall’agenzia di design ecosostenibile Cyclic Design che progetta oggetti di uso comune partendo proprio dall’analisi del loro ciclo di vita. Il progetto è preponderante per ottenere oggetti etici e in linea con la transizione ecologica: dalla selezione dei materiali, alla valutazione del ciclo di vita, il reperimento dei fornitori, lo sviluppo del concept, lo studio di fattibilità, fino al marketing e alla comunicazione, tutto concorre alla genesi di un prodotto eco-sostenibile e ogni passaggio di questo studio propedeutico è determinante alla buona riuscita dell’oggetto finale.
Un esempio di questo approccio, che è anche un modello di packaging polivalente è Nepenthes, il contenitore da doccia per shampoo, bagnoschiuma o balsamo ispirato all’omonima pianta tropicale che si può riempire e riutilizzare.
Life Cycle Assessment: il valore inestimabile del lavoro propedeutico alla realizzazione
Intervista a Marilu Valente, architetto di Cycylic Design
Che cosa si intende per completamento del Life Cycle Assessment?
Il Life Cycle Assessment viene utilizzato per valutare l’impatto ambientale di un prodotto o per confrontare l’impatto ambientale di un prodotto rispetto a prodotti alternativi.
Completare un LCA significa analizzare l’impatto ambientale di un prodotto lungo tutte le fasi del suo ciclo di vita (produzione, distribuzione, utilizzo e fine vita). Ciò significa creare un modello che includa tutti i parametri rilevanti che hanno un impatto sull’ambiente, ad esempio l’energia consumata per produrre il prodotto o il trasporto da un luogo all’altro. I dati per alimentare questo modello vengono raccolti dai vari fornitori e poi inseriti nel modello.
L’impatto ambientale viene misurato con diversi indicatori, tra cui le emissioni di CO2, polluzione dell’aria, l’esaurimento dell’ozono ma anche potenziale polluzione di acqua, acidificazione degli oceani e uso di terreno.
Pensa si potrebbe estendere questa filosofia di progettazione ad altri segmenti di prodotto, sempre per la casa?
Certamente. L’analisi dell’impatto ambientale completando un LCA si può estendere a qualunque prodotto o anche servizio. Il processo è sempre lo stesso di generare un modello che replichi il ciclo della vita del prodotto e raccogliere i dati necessari da introdurre nel modello.
Nepenthes ha avuto un buon riscontro sul mercato?
Il riscontro è stato molto positivo con i consumatori già consapevoli del problema dell’eccessivo spreco di plastica. Per i consumatori di massa o anche nei nostri sforzi di vendita a grandi marche e compagnie c’è stato bisogno di molta comunicazione per educare la gente sul riutilizzo degli imballaggi.
C’è anche molta confusione sul concetto dell’imballaggio sostenibile. Molte compagnie lanciano dei prodotti che non sono altro che Greenwashing. Per esempio, non è abbastanza riciclare o utilizzare dei materiali riciclati. Per fare veramente la differenza, bisogna ridurre il consumo di imballaggi con il riutilizzo.
Tuttavia, le sfide maggiori per lo sviluppo e il consumo di packaging riutilizzabile sono la praticità e la convenienza. Ma sono ottista sul fatto che il mercato per questo tipo di imballaggi crescerà con la crescita di consapevolezza da parte dei consumatori.
A che cosa sta lavorando adesso, qualche prodotto simile?
In questo momento ci stiamo concentrando sul sostenere compagnie nel loro passaggio a opzioni di imballaggio più sostenibili. Ad esempio, per il nostro cliente Fiils, stiamo sviluppando insieme dei Doypack compostabili in grado di contenere shampoo e bagnoschiuma.
I nostri servizi prevedono la consulenza sui materiali più idonei per l’applicazione specifica del cliente e lo sviluppo del design dell’imballaggio, il sourcing di fornitori di packaging eco-sostenibile e infine il supporto alla gestione della supply chain.
Il Life Cycle Assessment secondo la creativa Tati Guimarães
La creativa con origini brasiliane, naturalizzata catalana (vive a Barcellona dal 1998) Tati Guimarães, ha fatto del Life Cycle Assessment la ratio della propria filosofia progettuale: “Sono un creatore per vocazione e un’ecologista per rispetto e passione per la vita”, si legge nella sua biografia. “L’interesse per il cibo naturale mi ha portato a una vita più sostenibile e la messa in discussione etica della mia professione verso l’ecodesign”. Ciclus è il suo laboratorio creativo, qui sviluppa design d’autore, packaging e prodotti per aziende di diversi settori. “Li aiuto a navigare in un universo più umano e sostenibile in un modo unico, creando progetti che hanno un impatto sul mercato e, allo stesso tempo, rispettano l’ambiente, ottimizzano le risorse e, di conseguenza, riducono i costi di produzione”.
Tra i suoi clienti ci sono Organic Cotton Colors, Heineken, Benetton e Joan Miró Foundation. Da anni collabora anche come consulente di Acció (agenzia per la competitività di società del governo della Catalogna), specializzata in eco-innovazione di prodotti e packaging.
Tra i suoi progetti più significativi ci sono: il packaging per intimo che diventa cesto; la confezione per bouquet di fiori che diventa diversi complementi d’arredo: vaso, reticolo, lampada e piatti per piante; la confezione per caramelle all’arancia che, girandola, diventa un portacandela e le wine box che diventano lampade.
Foto in apertura: il packaging per intimo che diventa cesto. Design by Tati Guimarães per Ciclus