I tritarifiuti e il compostaggio sono soluzioni alternative allo smaltimento dei rifiuti organici mediante la raccolta differenziata. Il tema dei rifiuti, oltretutto, è particolarmente significativo anche in ottica di sostenibilità, in quanto oggi produciamo molti più rifiuti di quanto riusciamo a smaltire in modo adeguato. Ognuno, in casa, può trovare alcune soluzioni interessanti per ridurre la quota di scarti organici.
Che cos’è un tritarifiuti
Il tritarifiuti, chiamato anche dissipatore alimentare, è un dispositivo che viene installato in corrispondenza dello scarico del lavandino della cucina. Il suo scopo è quello di triturare tutti gli scarti alimentari, in modo da poterli scaricare con le acque reflue e indirizzarli in fognatura attraverso lo scarico dell’acqua.
In molti casi non prevedono l’utilizzo di lame, ma provvedono a compattare e a ridurre in poltiglia gli alimenti mediante dei componenti alimentati da un motore elettrico. L’azionamento del tritarifiuti avviene attraverso un bottone, nella maggior parte dei casi posizionato sul piano della cucina. Si tratta di dispositivi sicuri, con tutti i sistemi di sicurezza necessari per prevenire incidenti domestici.
Come scegliere un tritarifiuti
Esistono diversi modelli di dissipatori alimentari, da valutare in base alle caratteristiche che offrono e alle necessità della famiglia, che variano banalmente anche a seconda del numero di persone che abitano la casa.
Le principali da considerare sono:
- la potenza del tritarifiuti, espressa in watt;
- le dimensioni, che devono essere compatibili con lo spazio a disposizione;
- la capacità della camera di triturazione, ossia quanto è in grado di contenere;
- le funzionalità aggiuntive, come ad esempio un trattamento interno antibatterico.
Perché in Italia non si usa il tritarifiuti?
L’utilizzo del tritarifiuti è molto diffuso in paesi come l’America, ma in Italia non sono in molti ad aver installato questo dispositivo in cucina. I motivi sono diversi, a partire dal fatto che fino al 2008 il Testo Unico sull’Ambiente vietava lo smaltimento dei rifiuti in fognatura, anche se triturati.
Come conseguenza diretta, chiaramente, non era permesso installare i tritarifiuti a casa. Un punto su cui si è fatto un passo indietro, modificando l’articolo della normativa che prevedeva il divieto e ammettendo lo smaltimento dei rifiuti organici triturati in alcune condizioni.
Pertanto, oggi, è possibile utilizzare un tritarifiuti a condizione che:
- si utilizzi solo per rifiuti organici provenienti dall’alimentazione, ridotti in particelle sottili;
- esista un sistema di depurazione dell’acqua, gestito dall’ente gestore della zona (che varia a seconda della località e del Comune);
- sia comunicata l’installazione al gestore del servizio idrico.
Come si pulisce un tritarifiuti
La pulizia del tritarifiuti è importante per assicurarne un corretto funzionamento, prolungarne la vita ed evitare problematiche indesiderate. Per mantenere pulito il dissipatore, si può procedere in diversi modi, di cui il primo prevede di tritare dei cubetti di ghiaccio con dell’acqua, così da fargli raggiungere ogni parte del dispositivo.
Utilizzare acqua fredda, infatti, favorisce la solidificazione dei grassi, che possono essere ulteriormente triturati e scaricati. Anche durante l’utilizzo del tritarifiuti, poi, è importante non dimenticare alcune buone prassi, tra cui ad esempio il far scorrere l’acqua durante il processo di trituramento.
Anche un utilizzo regolare e frequente è fondamentale per evitare problemi di funzionamento, oltre al fatto che è preferibile ridurre le dimensioni dei rifiuti più grandi ed evitare di inserire scarti troppo duri, come i noccioli.
Un’alternativa al tritarifiuti: il compostaggio domestico
Il tritarifiuti non è l’unica soluzione alternativa alla raccolta differenziata degli scarti organici. Una buona soluzione, infatti, è quella di ricorrere ad un sistema di compostaggio domestico che, grazie a processi naturali, trasforma i rifiuti organici in fertilizzante naturale.
Chiaramente è una soluzione più interessante per chi ha un giardino o uno spazio verde da concimare. Si possono decomporre avanzi di cibo, scarti vegetali, ma anche foglie o altre parti verdi, mentre si devono evitare tutti materiali non biodegradabili o contaminati, come vetro, carta di giornale, tessuti, legno o oli esausti. Si tratta di una pratica ammessa dalla normativa, che indica il compostaggio come una soluzione lecita per smaltire in autonomia questa componente di rifiuti.
Alla base del processo di compostaggio ci sono meccanismi completamente naturali, le cui fasi sono:
- la fermentazione, un’attività batterica con apporto di ossigeno, durante la quale si alza la temperatura anche fino a 60°;
- la maturazione, con un abbassamento della temperatura e, grazie all’azione di funghi e attinomiceti, la decomposizione delle parti più resistenti;
- la decomposizione, durante la quale diversi microrganismi riducono i residui rimasti, con una diminuzione finale del volume di circa 7 volte rispetto a quello di partenza.
In totale, tutto questo processo può impiegare anche 9 mesi per completarsi.
Dove si può posizionare il sistema di compostaggio?
Il compostaggio domestico, che prevede l’utilizzo di appositi contenitori come le compostiere, deve essere posizionato all’aperto, preferibilmente a diretto contatto con il terreno e in ombra. Inoltre, si devono rispettare dei limiti di distanza dai confini della proprietà: non può essere posizionato a meno di due metri da casa e a meno di otto metri dai vicini.
Il compostaggio fa puzza?
Le fasi di compostaggio descritte causano la produzione di odori spiacevoli, ma per ridurre la problematica il consiglio è quello di mescolare regolarmente il materiale all’interno, per favorire l’aerazione dello stesso. Molto spesso, nelle compostiere da giardino si mescola il contenuto con della terra. In alternativa, è possibile acquistare un sistema di compostaggio elettrico, che accelera le fasi di compostaggio e garantisce l’aerazione delle sostanze.
I vantaggi del tritarifiuti e i vantaggi del compostaggio
Sia il tritarifiuti, che il sistema di compostaggio domestico assicurano alcuni importanti vantaggi connessi principalmente alla comodità di non dover smaltire in altro modo i rifiuti organici. La loro separazione in raccolta differenziata, infatti, causa ingombri in casa e anche cattivi odori. Inoltre, nel caso del tritarifiuti lo smaltimento è immediato e comodo. Nel caso del compostaggio, invece, il vero vantaggio è quello di valorizzare questi scarti e riutilizzarli come soluzioni fertilizzanti naturali e ricche per il proprio giardino e le proprie piante.
Entrambe le soluzioni, poi, presentano alcuni svantaggi: il tritarifiuti causa un consumo maggiore di acqua e di elettricità, mentre il compostaggio ha tempi di decomposizione molto lunghi e può provocare odori. In ogni caso, la scelta dipende dalle esigenze di ognuno, in quanto il mercato offre ormai molte soluzioni adatte a tutti.
Infine, entrambe le soluzioni riducono la quota di rifiuti destinati ai centri di raccolta, spesso sovracaricati.
Quanto costa un tritarifiuti?
Un tritarifiuti può costare da circa 150 euro, fino anche a più di mille euro nel caso di modelli di maggior potenza e dimensioni, con caratteristiche professionali. L’installazione è generalmente semplice e veloce.
Quanto costa una compostiera?
Il costo di una compostiera da giardino è ancora più variegato, in quanto ne esistono di modelli e caratteristiche davvero differenti. In generale, comunque, i costi sono inferiori rispetto al tritarifiuti e ci sono soluzioni semplici a partire da alcune decine di euro.
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