
AI e sostenibilità: la via green dell’arredamento italiano
Secondo l’ultimo Survey Sostenibilità di FederlegnoArredo* – il primo in Europa dedicato ad indagare la transizione ecologica del settore, attuato nell’ambito del progetto FurnCIRCLE finanziato dall’Unità Europea (di cui la Federazione è coordinatore) – le realtà produttive italiane stanno avanzando velocemente. Nel 2024 infatti già il 42% delle imprese valuta i fornitori in base a criteri sostenibili e il 44% ha implementato politiche di Ecodesign**, medesima percentuale di quelle che offrono programmi di formazione sulla sostenibilità, mentre il 20% ha già all’attivo l’analisi LCA (valutazione del ciclo di vita dei prodotti). Il 23% monitora le emissioni di gas serra GHG (ovvero anidride carbonica, metano, ossido di azoto, che intrappolano il calore nell’atmosfera terreste e provocando il riscaldamento globale) e il 37% pubblica un Bilancio di sostenibilità verificato.
Cifre che, secondo le stime di FederlegnoArredo, andranno quasi a raddoppiare entro il 2027, evidenziando l’impegno strategico del sistema per ridurre l’impatto ambientale.

Il decalogo della sostenibilità
FederlegnoArredo ha evidenziato i 10 principi che possono indicare la strada da percorrere verso la virtuosità, indirizzando le azioni concrete dei suoi associati:
- tutelare l’ambiente naturale, accrescendo attenzione e rigenerazione e migliorando la gestione del patrimonio boschivo
- rallentare lo sfruttamento delle risorse, riducendo la dipendenza dalle materie prime provenienti da lontano e accrescendo l’utilizzo di materiali e fonti rinnovabili (o da riciclo)
- produrre meglio, diffondendo modelli di business circolari e criteri di Ecodesign
- produrre in modo efficiente, risparmiando acqua, energia, materie prime e riducendo le emissioni e gli inquinanti
- allungare la vita dei prodotti, garantendo modelli sostenibili di produzione e di consumo
- dotarsi di certificazioni, sviluppando la responsabilità di chi produce e infondendo credibilità nei consumatori
- impegnarsi insieme, potenziando le collaborazioni dentro e fuori la filiera
- mettere al centro le persone, accrescendo le competenze e promuovendo misure di welfare per i lavoratori, aumentando la qualità sostenibile della produzione per i clienti
- scegliere materiali naturali e buone pratiche, riducendo le sostanze nocive e promuovendo gli standard di benessere, comfort, salubrità
- diffondere i principi di valore, comunicando i risultati delle azioni sostenibili e accrescendone la conoscenza nella società.
Ecodesign, il progetto eco-compatibile
Ad aprile 2025 la Commissione Europea ha adottato il primo Piano di lavoro Ecodesign per il quinquennio 2025-2030, definendo i settori merceologici di riferimento (tra cui anche gli arredi), i requisiti procedurali e il relativo cronoprogramma applicativo. Si tratta di un cambio di passo sostanziale, poiché apre la questione della sostenibilità ad ambiti diversi da quelli dell’efficienza energetica.
Basato sul regolamento ESPR (Ecodesign per prodotti sostenibili), il Piano mira alla durata nel tempo, alla riparabilità e al contenuto riciclato dei prodotti, riducendo gli sprechi lungo l’intera catena del valore. Novità cruciale è l’introduzione del passaporto digitale di prodotto, che fornisce ai consumatori informazioni trasparenti su prestazioni, impronta di carbonio e modalità di smaltimento di un oggetto, rendendo le scelte sostenibili più accessibili e guidando l’innovazione delle imprese verso un mercato europeo più green.
L’informazione al pubblico viene ulteriormente potenziata dalla presenza di etichette chiare e affidabili, come ad esempio quella energetica o di Ecoprogettazione. E per responsabilizzare i consumatori, la Commissione introdurrà nel tempo anche una nuova etichetta armonizzata di garanzia commerciale di durata.
Il settore dell’arredamento, che nel 2021 valeva 140 miliardi di euro in tutta Europa, secondo il Piano ha un “alto potenziale di miglioramento degli aspetti legati allo sfruttamento delle risorse, considerando che l’impatto della produzione e dell’approvvigionamento dei materiali spesso contribuisce in modo determinante all’impatto ambientale e alla produzione di rifiuti”. Il documento include anche il settore dei materassi (il cui mercato nel 2022 in tutti i paesi europei valeva 10 miliardi di euro), ritenendolo con “alto potenziale di miglioramento della produzione di rifiuti, dell’estensione del ciclo di vita e dell’efficienza dei materiali”.
Il caso LEDVANCE

La strategia sostenibile di LEDVANCE, marchio di illuminazione nato dalla divisione di OSRAM, è mirata sia ai consumatori sia ai professionisti di settore. Per i primi l’azienda ha a catalogo lampadine con bulbi di vetro riciclato e componenti di plastica e di alluminio contenenti almeno il 50% di materiale riutilizzato, nonostante le prestazioni energetiche siano maggiorate. Per gli operatori invece è stata predisposta la linea Everloop, che permette di non cambiare un apparecchio intero ma di sostituirne solo i componenti fondamentali (sorgenti luminose a LED e driver), prolungandone la vita e riducendo rifiuti elettronici e sprechi.
I packaging sono di carta e cartoncino riciclati e riciclabili, mentre tutta la documentazione cartacea è sostituita da informazioni digitali accessibili via QR code.
L’azienda aderisce agli standard EPD (Environmental Product Declarations), con l’obbiettivo di coprire l’80% della gamma europea entro il 2026, e nel percorso virtuoso abbraccia anche il fattore sociale e gestionale, con una piattaforma digitale di formazione dedicata a inclusione, parità, aggiornamento continuo, e un programma di transizione verso la completa digitalizzazione dei documenti tecnici e informativi.
Il caso VitrA

Con il progetto Design Optimization, VitrA, marchio di sanitari e rubinetteria, ha ridotto gli spessori dei componenti dei rubinetti, riducendo anche il volume del corpo, per abbassare l’utilizzo di materie prime di ben 101,5 tonnellate, pari a -7,6% del totale dei materiali. Il risparmio energetico conseguente è pari a 50.000 kWh, mentre quello materico di 12,8 tonnellate.
L’impatto deleterio delle emissioni di gas serra sull’ambiente è contenuto mediante l’utilizzo oculato delle risorse, la massimizzazione della digitalizzazione, la riduzione degli ingombri degli imballaggi e il contenimento dei rifiuti. A tal proposito, l’azienda implementa costantemente progetti per ottimizzare i container e i rapporti dimensionali, scegliere metodi di trasporto alternativi e attuare iniziative di ridimensionamento dei pallet.
VitrA è stato anche il primo (e unico) produttore di settore a introdurre sul mercato un lavabo di ceramica riciclata, realizzato recuperando gli scarti di produzione (escluso lo smalto igienico): una opzione che per ogni esemplare riduce l’impatto aziendale sul riscaldamento globale del 30% (secondo la valutazione LCA) e porta un miglioramento del 38% del consumo di elettricità durante il processo produttivo, con un risparmio di circa 5 kg di materie prime. |
La trasformazione digitale e il ruolo dell’AI
Catalizzatore per l’ottimizzazione dei processi di tutta la filiera dell’arredo è l’innovazione tecnologica. L’intelligenza artificiale sta entrando da protagonista, non più solo nei sistemi e negli impianti per la smart home e la domotica, ma integrata a monte già nelle fasi di “design & make”.
Gli algoritmi avanzati di programmi e strumenti di progettazione e produzione, come BIM (Building Information Modeling) o stampa 3D, consentono ai designer di utilizzare i materiali con una precisione micrometrica, riducendo sensibilmente gli scarti di lavorazione. E sempre l’AI aiuta a prevedere l’impatto ambientale del prodotto finito, suggerendo alternative materiche o industriali e supportandone la concezione modulare, facilitando la disaggregazione in componenti riparabili o sostituibili. In tal modo si estende il ciclo di vita, preparando ogni parte al riciclo o al riutilizzo, anziché all’invio in discarica.
E dato che la sostenibilità richiede trasparenza, le tecnologie digitali garantiscono anche la tracciabilità della filiera dell’arredo, mediante blockchain con smart tag ed etichette intelligenti con QR code. Scansionando entrambi, il consumatore può accedere a una piattaforma decentralizzata, riportante la storia completa di un prodotto e tutti i dati relativi, inalterabili e ineliminabili, al fine dell’affidabilità: origine delle materie prime, efficienza energetica del processo produttivo, istruzioni per lo smaltimento a fine vita, autenticità e proprietà intellettuale…
Il caso SAMO

Una trasformazione digitale concreta e misurabile è quella avviata già da tempo da SAMO, gruppo specializzato nell’arredobagno (con i marchi Samo, Inda, Lineabeta, Siro), in collaborazione con STESI, software house trevigiana focalizzata su soluzioni migliorative di produzione e logistica.
Grazie all’adozione di una piattaforma integrata con uno dei principali sistemi ERP per la gestione dei processi aziendali e a magazzini con strutture automatizzate di stoccaggio a torre, che razionalizzano lo spazio e velocizzano il prelievo, il gruppo ha ottenuto risultati tangibili in tutti i suoi stabilimenti:
- riduzione (-20%) dei tempi di gestione, grazie all’automatizzazione del calcolo di fattibilità e all’accesso istantaneo ai dati di produzione
- inventario perpetuo e tracciabilità in tempo reale, con il calo (-10%) delle inefficienze
- diminuzione (-15%) degli errori operativi, mediante digitalizzazione delle dichiarazioni di produzione, dello scarico materiali e della stampa delle etichette
- maggiore affidabilità nelle consegne e comunicazione diretta tra operatori e sistema, tramite interfacce touch e messaggistica istantanea.
Risultati che hanno portato alla recente digitalizzazione anche delle spedizioni, ottenendo il taglio delle tempistiche di picking, l’efficienza dello stoccaggio (grazie all’ottimizzazione dei percorsi), la gestione dinamica delle giacenze e la stampa in tempo reale delle etichette.
Sostenibilità come priorità
Secondo una ricerca condotta ad aprile 2025 da SWG per Compass, a seguito delle trasformazioni delle case degli ultimi anni, al fine di assecondare nuove esigenze, il 72% degli intervistati ha cambiato il suo approccio all’abitazione e alla scelta dell’arredamento. Praticamente 9 italiani su 10 infatti (89%) attribuiscono un’importanza elevata all’arredamento e alla gradevolezza dello spazio domestico. Eppure, la sostenibilità non è ancora una priorità al momento dell’acquisto.
L’attenzione si focalizza sulla qualità produttiva (27%) e sul prezzo (24%), mentre le scelte in funzione della sostenibilità si attestano sul 17%. Una carenza di eco-attenzione, dovuta probabilmente a una scarsa informazione e preparazione, confermata, sempre dalla stessa indagine, anche dai rivenditori: solamente il 4% degli acquirenti richiede prodotti durevoli e facilmente riparabili, mentre il 38% si focalizza su qualità, design, praticità e il 28% sulla convenienza economica.
Il caso S-CAB

Il fine produttivo di S-CAB, azienda d’arredo, sono oggetti capaci di accompagnare la vita delle persone, riducendo sprechi, ingombri e consumo di risorse. Prodotti realizzati per durare, pensati per essere smontati, disassemblati e riciclati a fine vita. Il legno è sempre certificato FSC®, da foreste gestite in modo corretto, e le fibre ecologiche o i tessuti riciclati nascono da scarti e bottiglie di PET. Ogni componente plastico riporta il marchio secondo la normativa ISO 11469:2001, per agevolarne il riciclo, e la qualità è garantita dalla resistenza meccanica e alla corrosione per i metalli, oltre che dalla conformità di scocche e telai alle normative europee. La certificazione CATAS è un’ulteriore prova della qualità delle materie prime e dei prodotti finiti.
E poi c’è l’impegno sul fronte energetico: dal 2023 lo stabilimento di Coccaglio è dotato di 3.474 pannelli fotovoltaici, distribuiti su 13.450 mq, capaci di produrre 1.632.780 kW di energia e ridurre il ricorso a fonti fossili inquinanti.
Fonti
*Survey Sostenibilità di FederlegnoArredo
**Ecodesign
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