Quante volte passando davanti al cancello di qualche abitazione immersa nel verde, nel centro storico o nella periferia di qualche città, ci è capitato di affacciarci cercando di sbirciare attraverso l’inferriata e carpire un qualche angolo remoto del giardino, lasciando poi tutto il resto all’immaginazione?
Il festival diffuso Interno Verde di Ferrara (svoltosi quest’anno il 10 e 11 maggio), nato dieci anni fa in seno alle attività dell’associazione Ilturco, e curato e organizzato dal 2016 da Riccardo Gemmo e Licia Vignotto, colma, almeno in parte, la curiosità che ci rapisce di fronte all’ingresso di certe abitazioni. “Non si tratta solo di giardini storici, vi sono anche giardini contemporanei, ovvero afferenti a realtà abitative molto recenti. Quello che è più giusto dire è che sono giardini privati ed essendo molti di essi pertinenti ad abitazioni del centro storico di Ferrara, conservano le tracce del passato da cui hanno origine”, spiega Licia Vignotto.
Il verde come scenografia attiva
La manifestazione non è solo finalizzata a stupire e spesso gli spazi verdi diventano opportunità per ulteriori progetti o scenografie attive per spettacoli teatrali: “Quest’anno, stiamo portando in tante città una mostra, molto bella, frutto di un concorso che nazionale: abbiamo chiesto a giovani grafici under 30 di rappresentare in un modo graficamente accattivante il patrimonio degli alberi monumentali italiani. Quindi fondamentalmente loro hanno preso una grande mole di dati, che è quella poi dell’elenco degli alberi italiani prodotto dal Ministero, e l’hanno trasformata in immagini molto belle che sintetizzano questi dati”, spiega ancora Licia Vignotto. Un altro tipo di eventi legati al festival è quello che nasce dalla collaborazione con il Teatro Comunale e che trasforma i giardini in scenografie per spettacoli.
Un campionario completo del verde urbano
Per gli ideatori, Interno Verde, è soprattutto una panoramica di quello che è il verde in città, come spiega Vignotto: “Abbiamo sicuramente dei giardini mantenuti come erano stati, insomma ideati e creati secondo precisi criteri; ci sono spazi tenuti in modo decisamente più informale, cioè molto belli, ma magari dove non c’è dietro la mano del paesaggista, ma solo il gusto di una persona che si sbizzarrisce. Gli spazi sono di varia natura, apriamo ogni tanto anche dei giardini afferenti istituzioni scolastiche che magari hanno dei progetti specifici di outdoor education, allora è un modo anche per parlare di come bambini possono vivere il verde in modo educativo, è proprio una panoramica su quello che vuol dire oggi verde in città”.
Alcuni degli spazi esterni più belli della città
Trai giardini più belli c’è quello di Palazzo Costabili, mirabile opera rinascimentale di Biagio Rossetti, oggi fedele ricostruzione di un giardino del Cinquecento. Ristrutturato negli anni ’30 con la creazione di un impianto geometrico e l’eliminazione dell’orto, il giardino fu arricchito negli anni ’50 con un labirinto, una galleria di rose e nuove piante, che alterarono parzialmente l’armonia originaria. Il restauro del 2010 ha ristabilito l’equilibrio formale, mantenendo il disegno originario e riposizionando alberi per valorizzare la prospettiva. Sono state inoltre introdotte specie storicamente presenti, come i melograni, e il muro perimetrale è stato adornato con piante rampicanti fiorite.
Altro esemplare è il giardino di Palazzo Pesaro, ovvero il giardino di via Mascheraio 14, un angolo nascosto di sorprendente bellezza, invisibile dalla strada. Acquistato nel 1883 dalla famiglia Magrini, il palazzo includeva anche una parte su via Mascheraio, un tempo adibita a stalle, poi distrutta durante la guerra e successivamente ricostruita. Il giardino, tipicamente italiano, trasmette un senso di armonia e tranquillità grazie alla disposizione ordinata degli spazi e alla varietà di piante: rose, allori, palme, calicanto, albero di Giuda e magnolia. Osservando bene è possibile addirittura vedere i segni del perimetro di un campo da tennis danneggiato dai bombardamenti del 1943-44.
Di natura diversa, invece, è il giardino di Vicolo del Parchetto 15, accogliente e visibile già dalla strada, grazie ai rami fioriti della banskia lutea che si protendono oltre il muro. Superato il cancello e la galleria di oleandri, si entra in uno spazio incantato, dove la natura si esprime liberamente in modo armonioso. Un tempo riserva di caccia degli Estensi, durante la guerra fu coltivato a grano e, nel dopoguerra, usato da due cognate per la vendita di fiori. L’attuale giardino è stato creato nel 1978 dalla proprietaria Gianna e dal marito, utilizzando solo piante autoctone ricevute gratuitamente dalla Regione nell’ambito di un progetto di rimboschimento. Le prime sedici piantine trasportate con una Fiat 500 sono oggi alberi maestosi come frassini, aceri, platani e una farnia cresciuta da un germoglio raccolto vicino al Po. Ogni pianta ha una storia o un legame affettivo: alcune provengono da doni, come la rosa seafoam, altre da piccoli ritrovamenti, come l’ippocastano nato da una castagna scoperta dalla madre di Gianna.
In via Terranuova 25 si dischiude Palazzo Scroffa, la storia del palazzo è incerta e spesso oggetto di versioni contrastanti. Un’iscrizione del 1953, rinvenuta durante i numerosi restauri, indica che l’edificio fu costruito tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, unendo due strutture preesistenti. Nel Seicento pare appartenesse alla famiglia Berni, come suggeriscono decorazioni araldiche su vari elementi architettonici. Agli inizi del Novecento, i Conti Scroffa lo acquistarono e lo trasformarono in un’unica residenza, dando forma anche all’attuale giardino.
Il giardino, creato in quel periodo, ospita alberi secolari come un ginkgo biloba, un glicine e uno straordinario albero di Giuda, considerato il più grande d’Europa. È un’oasi fiorita, ricca di piante ornamentali e varietà di rose che garantiscono fioriture in ogni stagione. Francesco Scroffa oggi ne cura personalmente la manutenzione, mentre la sorella Ludovica, pittrice, trasforma le foglie raccolte nel giardino in opere d’arte, sfruttandone forme e venature per creare composizioni originali su tela.
E poi c’è Palazzo Sinz, costruito alla fine del Quattrocento, con un orto sul retro. L’intervento più rilevante in questo contesto risale al Settecento, quando la famiglia Massari fece erigere una torre, un grande scalone d’onore e trasformò l’orto in un elegante giardino ornato da statue. Una di queste, raffigurante Apollo ed Euterpe, è ancora visibile in fondo al cortile, inserita in una scenografia neoclassica ricollocata con cura nella posizione attuale.
All’interno del cortile si può osservare anche un raro esemplare centenario di pianta di kiwi, che cresce arrampicandosi fino alla terrazza del primo piano.
Suggestioni: i giardini di Ferrara come varchi spazio – temporali
Ma se l’intento della manifestazione è quello di offrire un campionario delle varietà di verde urbano, stimolando la riflessione sulle molteplici potenzialità di questa materia, non si può negare che l’annuale due giorni emiliana abbia anche un inestimabile valore aggiunto.
Visitare i giardini privati di Ferrara non è solo un esercizio didascalico, è vero che ci si imbatte in interessanti specie floreali, impostazioni paesaggistiche inedite e progetti verdi di straordinaria originalità, ma il plusvalore di questa manifestazione è sicuramente il coinvolgimento emotivo che regala: spesso un vibrante viaggio nel passato, altre una suggestione legata al vissuto privato, dove la storia con la “S” maiuscola si confonde con la storia delle persone che abitano o hanno abitato quel luogo.
“Ci siamo ispirati alla manifestazione bolognese Diverdeinverde”, continua Licia Vignotto, “che avevamo visitato l’anno precedente all’inaugurazione di Interno Verde, e abbiamo deciso di organizzare una cosa simile anche a Ferrara, declinandola poi in maniera personale, sia nella ricerca degli spazi che nella gestione dell’evento stesso”. Una passione che esula dalla formazione professionale dei due soci che non sono progettisti, ma avevano ben chiaro il taglio da dare all’evento. “Per partecipare è sufficiente iscriversi sul sito o di persona all’info point, viene fornito ad ogni partecipante un braccialetto di cotone che funziona come un pass e all’ingresso i visitatori sono accolti dai nostri volontari. Per noi è molto importante che la vista dei giardini non sia fine a sé stessa, cioè che non sia solo un momento di stupore e di meraviglia, ma che abbia anche una valenza educativa, per questo facciamo specifiche ricerche storiche su ciascun giardino. Ci sono spazi molto famosi per cui le ricerche si fanno anche facilmente. Al contrario tanti spazi erano praticamente sconosciuti prima di Interno Verde e siamo stati i primi raccontarli perché magari erano palazzi privati di cui non si trova traccia o informazioni utili nelle bibliografie tradizionali dedicate alla città, quindi abbiamo chiesto ai proprietari, spesso se c’è stato un restauro negli anni hanno da parte la relazione dell’architetto e in questo modo siamo riusciti a rendere pubbliche tante informazioni relative alla città, arricchendole poi dei racconti delle famiglie e nel racconto sono presenti anche anche memorie familiari, ricordi e quant’altro”.
La storia dietro al giardino di Casa Hirsch
Prima di Interno Verde il giardino di Casa Hirsch era praticamente sconosciuto, pur avendo una facciata molto particolare nessuno si aspettava che dietro ci fosse un piccolo gioiello verde. Il proprietario era il titolare di un antico lanificio, molto importante a livello europeo. Era un ebreo di origine tedesca che fu internato per motivi politici e, dopo aver partecipato alla Resistenza, nel 1946, portò la sua famiglia in Israele, per non fare mai più ritorno a Ferrara. Ma proprio poche settimane fa il bisnipote si è incontrato con gli ideatori della manifestazione e ha avuto la possibilità e il privilegio di entrare in quello che era stato il giardino della nonna, dove lei si era sposata, un momento di grande emozione, ha spiegato Licia Vignotto.
Un anniversario importante che chiude un’era ma apre a progetti futuri
L’edizione primaverile ha segnato anche l’ultimo appuntamento del festival: “Soffiare su dieci candeline non è un traguardo da poco per un evento basato sulla partecipazione della comunità, sul valore della condivisione e sul piacere dell’incontro”, spiegano gli organizzatori, Licia Vignotto, Riccardo Gemmo, Giulia Nascimbeni e Giacomo Lodi, che in questi anni hanno aperto al pubblico più di 200 giardini. “Ci è sembrato bello e giusto concludere questo intenso percorso di scoperta e valorizzazione con una grande festa di compleanno. Poi continueremo a inventare e organizzare ma sperimenteremo nuove idee, nuovi progetti. A fine estate per esempio saremo in barca e in bicicletta nei paesi che affiancano il Po grande, con il calendario di Esterno Verde”. Interno Verde ha vissuto una notevole evoluzione nel corso degli anni. Nato a Ferrara, l’evento si è progressivamente diffuso, raggiungendo altre città dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto. “Per l’autunno, oltre a Esterno Verde, abbiamo in serbo tante sorprese, che riguarderanno la provincia estense, città dove già siamo attivi come Mantova e Parma, e nuovi inaspettati territori”
FAQ Interno Verde di Ferrara
Il festival Interno Verde di Ferrara compie 10 anni e apre le porte di giardini e spazi verdi privati. Ecco le domande più curiose e ricercate sul web dagli utenti appassionati.
Che cos’è Interno Verde?
Interno Verde è un evento annuale che si tiene a Ferrara e apre al pubblico i giardini privati della città, solitamente non accessibili perché privati. Nata nel 2016, la manifestazione ha festeggiato quest’anno il suo decimo e ultimo compleanno, ma gli organizzatori hanno in cantiere diversi altri interessanti progetti sulla stessa linea.
Quali sono i più bei giardini di Ferrara che sono stati visibili durante Interno Verde 2025?
Giardino di Palazzo Sinz: una presenza storica fin dalla prima edizione; Giardino del Cuore (Cittadella San Rocco), creato con finalità terapeutiche per famiglie e ragazzi; Casa Hirsch e Casa Minerbi, legati alla narrative di Giorgio Bassani, ricchi di atmosfera e memoria letteraria; Giardino di Palazzo Schifanoia, Palazzo Giulio d’Este e Palazzo Costabili, appartenenti a dimore storiche della corte estense.
Quali elementi di suggestione hanno caratterizzato le visite ai giardini di Interno Verde?
Durante il festival è stato possibile accedere a giardini normalmente nascosti al pubblico: cortili segreti, orti storici, serre d’epoca, pergolati ricoperti di glicini o vite, fontane antiche e scorci che raccontano secoli di storia. Ogni giardino è diverso e custodisce dettagli unici, come alberi secolari, piante rare o installazioni artistiche temporanee, che rendono l’esperienza immersiva e affascinante.
Ci sono storie particolari legate ai giardini di Ferrara?
Sì, ogni giardino ha una storia da raccontare: alcuni hanno ospitato figure illustri, altri nascondono simboli massonici, ricordi di guerra o leggende familiari. Durante il festival, molte di queste storie sono state narrate dai proprietari stessi o da guide volontarie, offrendo ai visitatori uno sguardo intimo e autentico sulla vita che si è svolta tra quelle mura verdi.
Quali sono i progetti futuri del Festival Interno Verde?
Il festival mira a crescere oltre i confini cittadini, con l’apertura di nuove edizioni in altre città italiane, e a rafforzare il legame con l’arte, la fotografia e la letteratura attraverso eventi collaterali.
Quali progetti nello specifico hanno in cantiere gli organizzatori di Interno Verde di Ferrara per il prossimo futuro?
L’esperienza ferrarese si chiude in bellezza ma non finisce qui: i prossimi mesi saranno ricchi di esplorazioni fluviali, nuovi cammini storici, sorprese internazionali e iniziative editoriali. Tra queste iniziative ricordiamo: Esterno Verde, a fine estate si svolge Esterno Verde, un evento su barca e bici lungo il Po Grande, che unisce natura, scoperta e comunità fluviale; Edizioni correlate in altre città italiane: Mantova e Parma ospiteranno special edition autunnali, con versioni estese del format e progetti specifici legati a università e territori; Da ottobre in poi è previsto un progetto dedicato alle mura estensi, con percorsi di visita, eventi e nuove iniziative per valorizzare questo patrimonio storico.
Foto in apertura: Palazzo Scroffa
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