Il rattan, un materiale che non ha mai perso la sua popolarità, sta vivendo una rinascita, arricchendosi di nuove qualità come la rinnovabilità e un maggiore rispetto per l’ambiente, oltre alla sua già nota origine naturale.
Rattan: cos’è
Il rattan, di origine naturale, viene ricavato dalle palme rampicanti della famiglia delle Calamoideae, molto diffuse nelle zone pluviali tropicali sia dell’Asia sudorientale sia dell’Oceania.
Le fibre di queste piante sono particolarmente flessibili e resistenti: lavorate e intrecciate sopportano carichi e sforzi anche pesanti, oltre che gli agenti atmosferici, risultando di conseguenza perfette per la realizzazione di arredi e di alcune tipologie di oggetti (come ad esempio i cesti, i bastoni da passeggio o le bacchette di certi strumenti a percussione).
Dopo il raccolto, il rattan viene fatto seccare, per far prendere alla sua corteccia il caratteristico color nocciola. Quest’ultima, ridotta in liste sottili più o meno larghe, si trasforma nella famosa paglia di Vienna di schienali e sedute (ideata dall’austriaco Thonet, l’inventore del legno curvato) oppure, in modo meno decorativo, come legaccio per altri elementi naturali nella produzione artigianale.
Una ulteriore e non indifferente qualità del rattan è la sua sostenibilità ambientale, poiché si tratta di un materiale rinnovabile e la coltivazione delle palme è ormai per gran parte riferita ai protocolli FSC® di gestione controllata delle foreste. Inoltre, la raccolta salvaguarda la vita degli altri alberi ad alto fusto, soffocati dalla eventuale proliferazione di queste palme rampicanti.
Portato in Europa dai paesi sud-orientali con i primi commerci del XVIII secolo, il rattan inizialmente era considerato dalle classi benestanti – che potevano permettersi tavoli, sedie, poltrone di questo nuovo materiale – simbolo della ricchezza coloniale e contemporaneamente di esotismo. In Italia, anche se alcune aziende lo lavorano già nell’Ottocento, si diffonde negli anni Quaranta del secolo scorso, per diventare popolare nel decennio seguente, segno distintivo, insieme a giunco, vimine, midollino, di molti arredi anche di design del periodo.
Tendenza rattan: dagli anni ’50 ai giorni nostri
Anche se oggi gli arredi e i complementi di questo materiale leggero e resistente si moltiplicano, nei cataloghi delle aziende e alle fiere di settore, in realtà il rattan non è mai passato realmente di moda.
Alle prime realizzazioni di architetti e designer negli anni Cinquanta e Sessanta – le poltrone Gala di Franco Albini, Nastro di Joe Colombo, Primavera di Franca Helg, Palla di Giovanna Travasa, solo per fare degli esempi (entrati nella storia del design italiano) –, nei decenni si sono continuamente susseguiti progetti con il rattan.
Fino ai giorni nostri, in cui viene scelto per il carattere eco-friendly e nel contempo l’espressività dei suoi toni cromatici caldi e il sapore vagamente retrò.
Alla IX Triennale di Milano (1951) Franco Albini presenta degli arredi commissionati da La Rinascente, tra cui i prototipi di due poltrone in malacca e canna d’India, che quattro anni dopo Vittorio Bonacina metterà in produzione con i nomi Gala e Margherita. La struttura lasciata a vista, autoportante e dai volumi svuotati e leggeri, è un omaggio alla tradizione dell’artigianato popolare dei cestai. Margherita riceve il premio Medaglia d’oro IX Triennale di Milano, come prima poltrona “senza gambe” della storia del progetto d’interni italiano, ed è parte delle collezioni dei maggiori musei di design al mondo.
Come trattare il rattan?
Data la provenienza naturale, il rattan richiede una certa cura per mantenersi in buone condizioni nel tempo. Arredi e oggetti realizzati industrialmente con queste fibre vengono generalmente protetti già in stabilimento con apposite vernici sintetiche, trasparenti o colorate, che ne preservano le superfici a lungo, senza necessità di ulteriori azioni.
In ambito artigianale, o per mantenerne colore e brillantezza durante l’utilizzo domestico, si può optare invece per prodotti naturali, come gli oli o le cere ad hoc, che ripristinano l’elasticità del materiale evitandone la seccagione e nel contempo aumentando la resistenza all’acqua e alle intemperie. Un trattamento questo che, in base all’esposizione del rattan agli agenti atmosferici, si può programmare annualmente o a cadenza anche più lunga.
Più semplice la pulizia ordinaria, da effettuare mensilmente: una volta rimossa l’eventuale polvere superficiale, basta passare un panno inumidito d’acqua con poco detergente neutro (o una minima quantità di candeggina al posto di quest’ultimo, se si rileva la presenza di funghi e muffa sul rattan).
Ovviamente vietati i preparati chimici aggressivi, così come l’esposizione continua e diretta al calore, sia del sole sia di un caminetto o di una stufa.
E attenzione anche ai cedimenti strutturali degli intrecci: in caso se ne rilevi uno, meglio correre ai ripari subito, facendolo sistemare da uno specialista, prima che il danno da carico o da usura si estenda con l’utilizzo anche alle fibre contigue.
Rattan sintetico o polyrattan
Il rattan sintetico, o polyrattan, è prodotto artificialmente sfruttando il polietilene o il polipropilene in fibre, intrecciate a riprendere l’aspetto del materiale in natura. Diffusosi negli ultimi decenni nel mondo occidentale grazie al costo contenuto, soprattutto per la realizzazione di arredamento per esterno, richiede una manutenzione molto minore del rattan naturale, resistendo maggiormente alle intemperie e ai raggi UV.
Per contro però le corde sintetiche non hanno la portanza delle fibre di palma, pertanto negli arredi contemporanei vengono sostenute da strutture metalliche leggere (ad esempio di alluminio).
Oggi la ricerca sta sperimentando nuove strade ibride, come il rattan biomimetico dalla porosità simile a quella delle ossa (ottenuta sottoponendo il materiale ad elevate pressione e temperatura) o i compositi a base di scarti legnosi, che nelle stampanti 3D riproducono fibre simili a quelle naturali.
8 oggetti in rattan per arredare casa
WoodenWood Project
Presentato alla Milano Design Week 2023, il WoodenWood Project, sviluppato dal D.DLAB dell’israeliano Istituto di tecnologia Technion, è un esempio di economia circolare in cui gli scarti della lavorazione del legno sono lavorati con processi robotici per ottenere un materiale, riutilizzabile e biodegradabile, simile al rattan.
La pasta con cui sono alimentate le stampanti 3D è infatti a base di Daikawood, composito naturale derivato dagli sfridi legnosi non riutilizzati in altri processi industriali. Due per ora i prototipi, uno sgabello e una poltrona con struttura di legno massello e seduta in questo nuovo materiale.
Fiat 500 Spiaggina di Bonacina con Garage Italia Customs
I sedili intrecciati della nuova versione elettrica della Fiat 500 Spiaggina, realizzata da Garage Italia Customs, sono firmati Bonacina, azienda che dalla fine dell’Ottocento produce arredi di midollino e giunco. La differenza con il modello storico di riferimento (ai tempi già accessoriato da Vittorio Bonacina), è solo il colore: il materiale prima era lasciato al naturale, ora si può scegliere in qualsiasi tinta all’anilina, in nuance con la carrozzeria.
Raphia Rattan di Casamania Horm
Seduta iconica del marchio, Raphia Rattan (design LucidiPevere) di Horm indaga la sapienza artigianale dell’intreccio del midollino sintetizzando modernità e tradizione. Il telaio portante, con piedini auto-livellanti, è di metallo verniciato ad effetto goffrato, mentre il giunco naturale di seduta e schienale è legato con elementi di nylon e risulta adatto anche in esterni, al coperto.
Rattan-01 di Daft about Draft
Il telaio di legno massello scuro incornicia la trama dello schienale del divanetto Rattan-01 (design Taiju Yamashita) di Daft for Draft, realizzata intrecciando accuratamente un filo alla volta del materiale naturale. Di gusto retrò, ha una seduta generosa di poliuretano rivestito di tessuto il cui volume pieno controbilancia la leggerezza dimensionale dei braccioli.
Allaperto di Ethimo
La collezione Allaperto (design Matteo Thun e Antonio Rodriguez) di Ethimo abbina al teak il rattan naturale o artificiale (rispettivamente nelle linee Veranda e Nautic), per un effetto esotico adatto, a seconda delle finiture, ad ambienti interni, semi-aperti e outdoor. Le combinazioni materiche naturali contraddistinguono sia la poltrona lounge, dal disegno di gusto vintage, sia la seduta sospesa, disponibile anche in versione altalena.
Buskbo di Ikea
La poltrona Buskbo di Ikea, stabile e avvolgente, è realizzata intrecciando a mano artigianalmente il rattan, materiale naturale che per questo ne rende unico ogni esemplare e acquisisce fascino con il passare del tempo, portando un tocco di calore grazie alla sua texture. Leggera, con gommini plastici a protezione del pavimento, è finita con una verniciatura acrilica trasparente.
Jungholm di JYSK
Lo sgabello Jungholm di JYSK è realizzato interamente con rattan dalla finitura naturale, certificato FSC® Mix, vale a dire proveniente da foreste gestite in modo sostenibile con eventuale aggiunta di componenti riciclati e/o di legno controllato.
Matilda di Kenneth Cobonpue
Forme morbide e robuste di fasce di rattan che riprendono la trama larga di veri e propri tessuti nella collezione di sedute Matilda di Kenneth Cobonpue. I pieni e i vuoti dei volumi generosi sono ottenuti con modalità di stampo artigianale, che ricordano la fattura dei cesti modellati a mano. E il rattan – sostituito dalla sua versione in polietilene su struttura di alluminio per l’utilizzo in esterni – viene esaltato nell’estetica e nella durata dalla varietà dei processi di finitura.
FAQ Rattan materiale
Che differenza c’è tra rattan e midollino?
Il midollino è la parte interna (il midollo appunto), più tenera, delle stesse palme da cui viene ricavato il rattan. Trafilata per ottenere sottili filamenti, è estremamente flessibile, leggera e resistente, oltre che pregiata, adatta anch’essa per essere intrecciata.
Che differenza c’è tra vimini e rattan?
Naturale, flessuoso e duraturo come il rattan, il vimini (plurale più usato di vimine) non si ricava però dalle palme, ma da una speciale varietà di salice (il salix viminalis, della famiglia delle Salicacee). Meno pregiato (anche perché tende a schiarirsi maggiormente quando esposto al sole), deriva dai rami di getto decorticati di questa pianta, ammorbiditi in acqua prima di essere utilizzati in intreccio.
Che materiale è il vimini?
Il vimini è un materiale naturale ottenuto dai rami flessibili di alcune piante, principalmente il salice. Questi rami, dopo essere stati raccolti, vengono intrecciati per creare oggetti di diversa tipologia, come mobili, cestini, sedute e decorazioni varie. La lavorazione del vimini è un’antica arte artigianale che sfrutta la flessibilità e la resistenza di questi rami, rendendoli ideali per la produzione di oggetti intrecciati. Grazie alla sua leggerezza, resistenza ed estetica naturale, il vimini è molto apprezzato nel settore dell’arredamento e del design moderno.
Foto in apertura: WoodenWood Project, sviluppato dal D.DLAB dell’israeliano Istituto di tecnologia Technion, è un esempio di economia circolare in cui gli scarti della lavorazione del legno sono lavorati con processi robotici per ottenere un materiale, riutilizzabile e biodegradabile, simile al rattan.
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