L’uomo appartiene al regno animale e, anche se nei secoli ha molto trasformato il proprio rapporto con madre natura, il contatto e la vicinanza con essa (ambiente naturale, elementi naturali, fino agli oggetti che si ispirano e ricordano la natura), ha una evidente ricaduta positiva sulla sua condizione psico-fisica. Questo in sintesi afferma la biofilia, una teoria relativamente recente che affonda le sue radici nel pensiero del biologo statunitense Edward Osborne Wilson, morto due anni fa, e che è stata ripresa dall’architetto Leonardo Tizi con la docente di psicologia Francesca Pazzaglia nel volume “Che cos’è il restorative design”.
La biofilia per migliorare la qualità di vita delle persone
La biofilia spiega non solo l’ancestrale e inconscia attrazione dell’essere umano verso l’ambiente naturale, ma anche l’influenza diretta di questo sul suo stato d’animo, su alcune funzioni cognitive, come l’attenzione e la concentrazione, la capacità di orientare le scelte di vita e di modificare il proprio stato d’animo.
Insomma l’uomo ricerca istintivamente il contatto con la natura perché questo, allontanandolo dai fattori di stress (come il rumore e l’inquinamento) e ponendolo in condizione di comfort e benessere fisico, lo fa “funzionare” meglio. E, come il contatto con la natura genera benessere, così il distacco progressivo da questa (ambienti privi di vegetazione, eccessiva esposizione alla tecnologia) porta a forme di disagio psico-fisico, “sindrome da deficit di natura”, come la definisce lo scrittore Richard Louv.
Principi che hanno guidato alcune importanti ricerche in materia, dando luogo a diverse teorie, come la Stress Reduction Theory di Ulrich e la Attention Restoration Theory di Kaplan & Kaplan, tanto per citarne alcune.
Progettazione rigenerativa
Da qui l’importanza della progettazione biofilica, a piccola e grande scala e la responsabilità del progettista nel creare ambienti costruiti in grado di preservare e, se possibile, ricucire il rapporto ancestrale con la natura e quindi favorire il benessere della persona.
La progettazione rigenerativa è strettamente legata a un lavoro multidisciplinare che chiama a collaborare architetti, psicologi, ingegneri e altre figure professionali dell’ambito sanitario, come è avvenuto, per esempio, nella definizione dei 14 modelli di progettazione biofilica delineati dalla società di consulenza Terrapin Bright Green nel 2014.
E come sempre avviene nella progettazione, è richiesto uno studio specifico sul contesto e sulle caratteristiche di quelli che saranno i fruitori dello spazio costruito. D’altra parte l’archetipo di ambiente rigenerativo (restorative enviroment), chiamato a spiegare, per esempio, perché una casa con affaccio su un panorama naturale ha un appeal estremamente più elevato rispetto ad un’abitazione al piano terra, desume la propria origine proprio dalla sfera psicologica.
Caratteristiche del restorative design
Si contempla sia l’esperienza diretta della natura, quindi l’utilizzo di materiali naturali per le strutture e l’inserimento di piante e acqua, se possibile, ma anche l’esperienza indiretta, ovvero l’utilizzo nella progettazione di riproduzioni di elementi naturali e il ricorso a forme organiche e infine la percezione dello spazio nel suo complesso (profondità, superficie).
Forme
Si prediligono forme organiche negli interni (come quelle che si vedono in natura), arredi smussati, linee sinuose che, al contrario delle superfici rettilinee e degli angoli appuntiti suscitano maggiore accoglienza.
Spazi
La ripetitività dello spazio può generare fattori di stress, stanze tutte uguali come scatole, per esempio, così come lunghi corridoi. Più vicini alla natura umana sono invece gli spazi articolati, con aperture ampie quando possibile e i soffitti non troppo bassi.
Luce
Lo studio della luce è uno dei capitoli più ampi insieme a quello del colore nella progettazione. Dove possibile è sempre da prediligere l’utilizzo della luce naturale negli interni, attraverso strategie architettoniche come le aperture vetrate e i lucernari.
In merito alla luce artificiale si può dire che generalmente nei climi più freddi le persone prediligono una luce calda (temperatura di colore inferiore a 3.300 K) e, al contrario nei contesti con climi molto caldi è più apprezzata la luce artificiale fredda (temperatura di colore superiore a 3.300 K). Inoltre, un pavimento illuminato in maniera eccessivamente marcata, più intensa rispetto al soffitto, può risultare fastidioso.
Colore
Forse l’aspetto più soggettivo, ma alcuni studi hanno evidenziato che sono più graditi gli ambienti con pavimenti scuri a contrasto con pareti chiare che il contrario. Inoltre si è riscontrata una certa preferenza per i colori naturali freddi rispetto a quelli caldi (quindi la palette di verde e blu) e per le tinte sature e luminose piuttosto che per quelle più spente.
Materiali
I materiali indicati dal restorative design sono chiaramente quelli naturali, legno e pietra in primis che trasmettono l’aspetto sensoriale nella loro autenticità. Anche quando sono usurati infondono sensazioni positive, al contrario dei materiali artificiali che dopo alcuni anni di utilizzo appaiono solo deteriorati.
Esperienza diretta della natura: le piante per garantire il benessere
Il verde indoor è un’ottima soluzione per ripristinare il rapporto con la natura. Le piante attraverso i loro processi fisiologici sono in grado di fornire svariati servizi ecosistemici e tra i molteplici benefici i principali, soprattutto in relazione alle piante da interno, sono: assorbimento di CO2 ed emissione di O2; assorbimento e cattura di inquinanti atmosferici. Sono soprattutto le foglie delle piante che operano un’azione di filtraggio attivo nelle ore diurne attraverso le aperture stomatiche.
Alcune specie, come il Ficus, grazie alla presenza di cere e peli sulla superficie foliare riescono anche a trattenere particolato e altre sostanze anche in assenza di illuminazione naturale (filtraggio passivo). Il filtraggio di giorno viene fatto dalle foglie, mentre nelle ore notturne nel terreno i microrganismi presenti degradano le sostanze tossiche e attraverso processi enzimatici riescono ad utilizzarne il carbonio come fonte di nutrimento.
Le pianti più perforanti in ambiente interno
- Ficus-Diaffenebachia-Spathiphyllum-Yucca per assorbimento CO2 di giorno;
- Codiaeum variegato-basilico-Sanseveria-Crassula ovata-Aloe per assorbimento CO2 di notte;
- Ficus benjamino-Pteridophyta-Euphorbia pulcherrima per assorbimento formaldeide, benzene, fumo di sigaretta;
- Spathiphyllum-Dracena marginata-Gerbera-Chrysanthemum morifolium per assorbimento benzene.
(Contributo Giardini Mati 1909)
Esperienza indiretta della natura: forme e colori simbolici sulle superfici
La natura può essere evocata negli interni attraverso immagini, disegni più o meno simbolici che ricordino nelle forme e nei colori paesaggi verdi, ambienti marini o montani, alberi e animali. Una strategia può essere quella di dedicare angoli alla ricostruzione di ambienti naturali attraverso pavimenti e rivestimenti con particolari decori.
Emblematiche le collezioni di carte da parati di Instabilelab, come una delle ultime, ORONERO_Prestige che riproduce veri e propri contesti naturali dove i soggetti sono sottolineati dalle cromie dell’oro e da colori anche saturi che ricordano i tessuti veneziani
La carta da parati ispirata ai temi naturali è stata protagonista anche alla Milano Design Week 2023 con WallPepper®/Group e le sue linee certificate LEED. Le grafiche dai colori luminosi e vellutati vengono stampate su WP/Smooth TNT 100% ecologico, un materiale composto da cellulosa e fibre tessili derivate principalmente da foglie di Agave, esente da PVC.
Tra le più emblematiche ricordiamo Mediterranean Gold by Masha Donskaya e Dask and Down by Dalwin Design©. E sempre alla MDW 2023 hanno trionfato le forme organiche per arredi e complementi, per esempio quelle della linea Meduse di Liu Jo Living.