Decreto Salva casa 2024, una manovra per rivitalizzare il settore immobiliare

Il Decreto Salva casa e le nuove misure che permetteranno di regolarizzare le piccole difformità negli edifici. Cosa cambia rispetto alla versione precedente.

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Decreto Salva casa 2024, una manovra per rivitalizzare il settore immobiliare

Il 24 maggio 2024, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Decreto Salva casa, un’iniziativa sostenuta da Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’obiettivo principale di questa misura è quello di eliminare gli ostacoli derivanti da una normativa complessa e segmentata che limita la vendita di immobili e spesso impedisce l’ottenimento di mutui, sovvenzioni e contributi finanziari.

Vediamo i principali punti che riguardano il Decreto Salva casa.

Decreto Salva casa 2024: cosa prevede il testo

Il decreto interviene solo nelle casistiche di minore gravità, incidendo sulle cosiddette lievi difformità. In particolare:

  • sulle difformità formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
  • sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
  • sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cosiddetta “doppia conformità”.

Inoltre, il decreto propone una semplificazione delle procedure attuali introducendo il principio del silenzio-assenso. Questo significa che, se l’amministrazione non risponde entro i tempi stabiliti, la richiesta del cittadino viene automaticamente accettata. Viene anche consentito l’installamento di tende e strutture protettive contro il sole e le intemperie senza necessità di permessi edilizi specifici.

L’obiettivo è anche quello di alleggerire il carico di lavoro degli uffici tecnici comunali, sovraccaricati da numerose pratiche. Le sanzioni previste dal decreto sono proporzionali all’incremento del valore dell’immobile e una parte di esse, precisamente un terzo, sarà destinata a finanziare progetti di recupero e rigenerazione urbana.

Va notato che, come anticipato il 17 maggio, nel decreto non è inclusa la controversa norma “Salva-Milano”, relativa a specifici interventi edilizi nella città di Milano, che avevano suscitato l’interesse della Procura. L’approccio di Salvini, condiviso con il sindaco Giuseppe Sala, prevede un’intervento durante la fase di conversione del testo.

«Provvedimento utile in tema di “semplificazione” e “sburocratizzazione” per risolvere positivamente difformità di piccola entità e relative a singole unità immobiliari. Il superamento della doppia conformità è sicuramente un aspetto rilevante. Senz’altro così si renderà più dinamico il mercato immobiliare. Sicuramente la Federazione manderà le sue osservazioni in tema di “cambi di destinazione d’uso”, azione fondamentale per un mercato in evoluzione. Restiamo in attesa del testo unico dell’edilizia come strumento attuale e moderno a servizio dei processi di rigenerazione urbana» Paola Marone, Presidente di Federcostruzioni

Sfide attuali nel settore edilizio

Il settore edilizio attualmente affronta molteplici sfide, tra cui la carenza di manodopera qualificata e la crescente complessità nelle realizzazioni, che necessitano di un incremento della produttività. Secondo i dati dell’OCSE, l’aumento della produttività nel settore edilizio non tiene il passo con quello dell’economia globale. L’adozione di tecnologie digitali avanzate, come il Building Information Modeling (BIM), supporta il miglioramento delle performance attraverso una gestione più strutturata e organizzata.

Queste difficoltà enfatizzano l’importanza dell’innovazione tecnologica e spingono verso un approccio sempre più sostenibile e digitalizzato. È fondamentale attivare una collaborazione all’interno dell’ecosistema delle costruzioni, coinvolgendo la catena di fornitura, i committenti, i progettisti e i fornitori per orientare le scelte verso soluzioni più green.

Il settore delle costruzioni è destinatario di oltre la metà delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con più del 60% di questi fondi allocati verso obiettivi di sostenibilità condivisi. Questo impegno riflette un movimento significativo verso pratiche edilizie più rispettose dell’ambiente e tecnologicamente avanzate.

Cosa occorre fare

Per allinearsi agli obiettivi della Direttiva Europea EPBD, è essenziale implementare un piano industriale di incentivi duraturo e stabile, che eviti frequenti modifiche normative. Tale piano dovrebbe razionalizzare l’attuale sistema di bonus e riattivare il meccanismo della cessione del credito, vitale per i soggetti a basso reddito.

È fondamentale mettere a disposizione delle famiglie sistemi di finanziamento accessibili che possano stimolare la domanda di interventi non solo per l’efficienza energetica ma anche per la messa in sicurezza degli immobili rispetto ai rischi sismici e idrogeologici, attraverso incentivi proporzionati alle necessità.

Secondo l’ANCE, dei 12,2 milioni di edifici residenziali in Italia, circa 9 milioni appartengono alle classi energetiche meno efficienti (E, F, G), che rappresentano circa il 73% del totale. È urgente allocare risorse pubbliche adeguate, anche attraverso fondi europei, per supportare gli investimenti necessari all’interno della filiera delle costruzioni. Questi investimenti sono cruciali per promuovere i processi di decarbonizzazione e ridurre i costi energetici, essenziali per la competitività e la protezione del marchio Made in Italy.

Federcostruzioni esorta a che, analogamente a quanto proposto dal Ministro Urso con il Piano Italia per l’automotive, anche nel settore delle costruzioni vengano introdotti strumenti di politica industriale volti a sostenere e promuovere l’utilizzo dei prodotti Made in Italy.

Questo articolo vuole informare e non essere un articolo esaustivo sul tema.