Riciclo o riuso: cosa scegliere per combattere lo spreco alimentare

Nell’epoca della sostenibilità e della lotta allo spreco alimentare, si sta affrontando un importante dibattito sulle scelte tra il riciclo e il riuso degli imballaggi. La Giornata Nazionale per la Prevenzione dello Spreco Alimentare del 5 febbraio offre un’opportunità per esaminare questi argomenti e promuovere una maggiore sostenibilità nell’industria alimentare ma anche nei consumatori.

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Riciclo o riuso cosa scegliere per combattere lo spreco alimentare

Nell’attuale era di crescente attenzione alla sostenibilità ambientale e alla riduzione dello spreco alimentare, sorge un dibattito cruciale: quale approccio adottare tra il riciclo e il riuso dei materiali di packaging? Il Parlamento europeo ha recentemente approvato un regolamento che impone a tutti gli operatori nel settore del cibo da asporto di raggiungere un tasso del 20% di riuso entro il 2030, con l’ambizioso obiettivo di arrivare all’80% entro il 2040.

Questa direzione ha suscitato controversie, con i produttori di materiali riciclabili che hanno sollevato obiezioni, sostenendo che il passaggio a imballaggi riutilizzabili nel settore del takeaway alimentare e dell’e-commerce potrebbe comportare emissioni e costi complessivi superiori rispetto al sistema attuale basato sul riciclo di packaging monouso.

Promuovere sostenibilità e prevenzione dello spreco

In contrasto a questa opinione, c’è la visione di Nicola Lamberti, laureato in Fisica, imprenditore e fondatore e CEO di Planeat, una società benefit e una piattaforma di delivery per la spesa online che sta rivoluzionando il modo in cui affrontiamo la spesa e il pranzo, lottando attivamente contro lo spreco alimentare attraverso pratiche virtuose. Planeat ha adottato l’approccio del riuso, implementando il porzionamento dei cibi, una logistica ravvicinata e la programmazione delle consegne, e presto introdurrà il riuso degli imballaggi.

A partire da marzo 2024, Planeat prevede di sostituire gradualmente i contenitori riciclabili attualmente utilizzati (realizzati in Mater-Bi e facilmente smaltibili nell’umido o nell’indifferenziato) con contenitori in plastica lavabili. Questa scelta mira a ridurre l’impatto ambientale in termini di consumo di acqua e suolo. Infatti, per produrre 30 grammi di Mater-Bi, fatto di amido di mais e oli vegetali, è necessaria una quantità considerevole di acqua, mentre il ciclo di lavaggio dei contenitori lavabili consumerà meno di un litro d’acqua per un migliaio di recipienti. Questa strategia elimina anche il problema dello smaltimento e riduce la quantità di terra e acqua utilizzata.

Promuovere sostenibilità e prevenzione dello spreco
Fonte: Planeat

 

5 Febbraio Giornata Nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare

La prima settimana di febbraio è dedicata in Italia alla sensibilizzazione sulla prevenzione dello spreco alimentare, culminando con l’11ª Giornata Nazionale per la Prevenzione dello Spreco Alimentare il 5 febbraio 2024. Questo evento offre una piattaforma per politici, aziende e società civile per riflettere sui progressi compiuti finora e sulle sfide rimanenti.

Gli obiettivi, coerenti con l’Agenda 2030, sono quelli di promuovere pratiche quotidiane di prevenzione e riduzione dello spreco alimentare nelle case, nella filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo, nella ristorazione, nelle mense e nei comportamenti d’acquisto, gestione e conservazione. Quest’anno, l’attenzione è rivolta agli effetti della crisi economica, ambientale e sociale globale sullo spreco alimentare e sulle abitudini d’acquisto.

L’aumento dell’inflazione alimentare, i salari stagnanti, l’incremento dei costi della vita e delle spese di affitto, uniti all’instabilità geopolitica legata alle guerre in regioni chiave per la produzione di materie prime, creano un contesto complesso che minaccia anche gli sforzi verso la sostenibilità.

Attualmente, in Italia, i comportamenti dei consumatori mostrano un’elevata quantità di spreco alimentare, con una media di oltre 50 kg di cibo gettati via per abitante ogni anno, rappresentando una spesa di oltre 10 miliardi di euro l’anno. Questo posiziona l’Italia tra i Paesi meno virtuosi in Europa, con una tendenza al waste soprattutto di frutta, verdura e pane fresco, con differenze regionali, demografiche e sociali significative.

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