Microricettività, affitto classico e scambio casa: le tendenze nei prossimi anni

Nel contesto dinamico dell’ospitalità e della vita quotidiana, si presentano diverse opzioni, ciascuna caratterizzata da un mix unico di sostenibilità, tecnologia e connettività. Esaminiamo le differenze chiave tra microricettività, affitto classico e scambio casa, esplorando le moderne esigenze dell’abitare.

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Microricettività, affitto classico e scambio casa quali saranno le tendenze nei prossimi anni

Microricettività, affitto classico e scambio casa: sapete le esatte differenze e verso quali utilizzi si stanno rivolgendo le tendenze attuali del mercato?

Viaggiare con mio marito e nostro figlio è una delle nostre più grandi passioni, abbiamo visitato tanti posti e in diversi modi: in albergo, in tenda, in appartamento… in base alle nostre esigenze di viaggio, all’esperienza che volevamo vivere e al budget che avevamo a disposizione senza mai troppo soffermarci sul fatto che ognuna delle nostre scelte influenzasse il mondo che ci circondava.

Ci avete mai pensato mentre prenotavate la stanza dell’albergo, o mentre affittavate casa, a come quella vacanza o la scelta di quella casa piuttosto che di un’altra, potesse modificare l’ambiente che vi circondava? Parlo anche a livello di pulizia quotidiana, di lavaggio dei tessili, di gestione della cucina, spazzatura… cose anche semplici a cui non diamo troppo peso anche nel nostro quotidiano, figuriamoci in vacanza!

Microricettività, affitto classico e scambio casa: quali le differenze

Nel mondo dinamico dell’ospitalità e del vivere quotidiano, diverse opzioni si delineano di fronte a noi, ognuna con il suo mix unico di sostenibilità, tecnologia e connessione. Esaminiamo quindi insieme le differenze chiave tra microricettività, affitto classico e scambio casa, esplorando come queste alternative riflettano l’evoluzione delle esigenze di noi viaggiatori moderni.

L’affitto classico che tutti conosciamo può offrire una stabilità rassicurante affermando connessioni personali e tecnologiche più tradizionali e tranquille. Mentre alcune proprietà adottano metodologie innovative per migliorare l’efficienza energetica e tecnologica, e lo vediamo principalmente anche se ancora in minor parte nelle nuove costruzioni, la sostenibilità nell’utilizzo di certi materiali potrebbe non essere sempre una priorità. Vuoi per non innalzare eccessivamente i costi, già pesantemente rincarati in questi ultimi anni, vuoi per “pigrizia” immobiliare, e vuoi per una reperibilità dei materiali, una logistica e posa dei materiali stessi a cui non siamo ancora preparati.

Abbiamo rivolto qualche domanda a Carlo Giordano, Board Member di Immobiliare.it cercando di capire la situazione attuale del mercato e le tendenze in corso.

A colloquio con Carlo Giordano, Board Member di Immobiliare.it

Le decisioni di affitto sono favorite dal grado di efficienza energetica degli edifici?

Abbiamo notato un crescente interesse da parte dei potenziali acquirenti per le case ad elevata efficienza energetica, tipicamente quelle in classe A o B. Oltre che per una maggiore attenzione delle persone nei confronti dei temi connessi alla sostenibilità ambientale, si tratta anche di una questione di portafoglio: infatti edifici “green” permettono consistenti risparmi in bolletta, cosa quantomai importante in un momento storico dove i costi delle materie prime hanno conosciuto forti rialzi a causa delle diverse tensioni geopolitiche in atto. Tuttavia, va anche tenuto in considerazione il fatto che, a parità di altre caratteristiche, una casa in classe elevata costa in media un 25% in più rispetto a una a bassa efficienza energetica.

L’esperienza che si vive nell’affitto classico è spesso caratterizzata da una maggiore indipendenza di gestione della casa in quanto, anche se non proprietario, l’affittuario normalmente la vive con un trasporto e una cura maggiore pensandola come “casa propria”. Ma spesso si trovano situazioni dove la personalizzazione è poca se non nulla, cosa che invece cerca di offrire la microricettività per fornire il maggior numero di esperienze al viaggiatore.

In che modo gli affitti brevi stanno modificando, se lo stanno facendo, il mercato immobiliare? In percentuale gli affitti “classici” stanno risentendo del mercato degli affitti brevi?

Come abbiamo letto su larga parte della stampa italiana in questo ultimo periodo, dal post-Covid, con la ripresa del turismo nazionale e internazionale, il mercato degli affitti brevi è esploso e le soluzioni di questo tipo si sono moltiplicate, specialmente nelle grandi città a vocazione turistica.

Questo ovviamente ha avuto una certa ripercussione sul mercato degli affitti tradizionali: chi, infatti, decide di affittare il proprio appartamento per brevi periodi – principalmente per una maggiore convenienza economica – è solitamente lo stesso privato che prima offriva la sua proprietà con il classico 4+4, quindi, di fatto, la disponibilità di case in affitto in città si riduce e i prezzi, di conseguenza, si alzano.

Questo a svantaggio soprattutto dei giovani lavoratori che ancora non hanno le risorse economiche necessarie per procedere con l’acquisto della prima abitazione. Non a caso si sta cercando di imporre anche a livello legislativo delle norme più stringenti per le locazioni a finalità turistica, come l’obbligo di dotarsi di un codice identificativo nazionale e di appositi dispositivi di sicurezza.

La microricettività si sta distinguendo per la sua focalizzazione sull’esperienza personale e sulla sostenibilità adottando delle dinamiche di acquisto rivolte sempre al benessere dell’ospite, come ad esempio materiali d’arredo e tessili naturali, studio dell’illuminazione sia per l’utilizzo quotidiano che rivolta al relax serale, il bagno sempre più simile ad una spa. La connessione è orientata verso un’esperienza più intima, dove la tecnologia serve a migliorare la comodità del soggiorno.

Un appartamento dedicato agli affitti brevi prima dell'intervento di restyling
Appartamento dedicato agli affitti brevi prima dell’intervento di home staging dell’architetto Letizia Bonatti

 

Un appartamento dedicato agli affitti brevi prima dell'intervento di restyling
La trasformazione della casa dopo lo studio e realizzazione del progetto di home staging dell’architetto Letizia Bonatti

 

Lo scambio casa come rientra, se lo fa, nelle dinamiche della sostenibilità?

Ho scoperto lo scambio casa da una casa amica, Antonella Gallino quando, dopo averle preparato e allestito la sua casa per venderla, capisce che quella non sarebbe stata la soluzione al suo problema e così inizia ad ospitare amici e parenti in sua assenza durante i suoi viaggi, fino ad arrivare a scambiare la casa con altri viaggiatori itineranti come lei.

Qui potete vedere come si presentava prima la sua casa e come poi l’ho allestita e fotografata in ottica di vendita.

Lo scambio casa come rientra, se lo fa, nelle dinamiche della sostenibilità?
Come si presentava la taverna della casa di Antonella prima del progetto di home staging dell’architetto Letizia Bonatti

 

Lo scambio casa come rientra, se lo fa, nelle dinamiche della sostenibilità?
La taverna della casa di Antonella dopo l’intervento di home staging ad opera dell’architetto Letizia Bonatti

Lo scambio casa promuove la connessione umana e l’interscambio culturale

Mi sono così iscritta ad un portale di scambio casa per conoscere meglio questo nuovo modo di viaggiare e per iniziare anche noi questa esperienza (ma per un motivo o per l’altro non siamo ancora riusciti a realizzare il nostro primo scambio).

Parlando con Antonella e in questo periodo di “studio” del portale, ho capito che lo scambio casa promuove la connessione umana e la sostenibilità attraverso l’idea di condivisione reciproca. La vera chiave di questa nuova modalità di vacanza, che io trovo bellissima ed entusiasmante, è tutta qui nella sua semplicità.

Non è necessario avere delle abitazioni particolari, arredate in modo impeccabile o che seguono delle filosofie costruttive prettamente naturalistiche o iper tecnologiche. Niente di tutto ciò. La tecnologia gioca ovviamente un ruolo chiave nella facilitazione degli accordi, ma il vero cuore di questa esperienza, la vera sostenibilità, è l’interscambio culturale. L’ospitalità qui è basata sulla fiducia e sulla condivisione, piuttosto che sulla transazione tradizionale.

Lo scambio casa promuove la connessione umana e l'interscambio culturale
La zona notte della casa di Antonella prima dell’intervento ad opera dell’architetto Letizia Bonatti

 

Lo scambio casa promuove la connessione umana e l'interscambio culturale
La zona notte della casa di Antonella dopo dell’intervento ad opera dell’architetto Letizia Bonatti

 

Come sarà il futuro sostenibile nelle nostre scelte abitative

Abbiamo visto come la sostenibilità si manifesta in modo diverso in ogni opzione a nostra disposizione. La microricettività, spesso caratterizzata da design eco-friendly e pratiche consapevoli sia da parte del proprietario che dall’ospite, si pone come avanguardia e lungimiranza.

L’affitto classico ha tutte le potenzialità per adottare misure sostenibili ma la varietà è ampia tanto quanto le difficoltà che incontra, facendo quasi resistenza alle tante opportunità a sua disposizione. Lo scambio casa, con il suo concetto di riuso delle risorse abitative esistenti, può essere visto come un passo verso uno stile di vita più sostenibile.

In conclusione, la scelta tra microricettività, affitto classico e scambio casa dipende dalle preferenze individuali. Ognuna offre a modo suo un approccio unico a sostenibilità, tecnologia e connessione, plasmando così il futuro dell’ospitalità in modi diversi, ma complementari.

E tu, quale scegli? Quale senti più affine a te?
Scrivimi, e fammi sapere cosa ne pensi e se hai altri spunti su cui ragionare insieme.

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